Concrescere

L'italiano sostenibile

con-cré-sce-re (io con-cré-sco)

Significato Crescere insieme

Etimologia voce dotta recuperata dal latino concréscere, derivato di créscere con prefisso cum-.

  • «Sono sentimenti che concrescono.»

È un verbo che promette subito un significato denso di bellezza, ma sa essere meno piano e lineare di quanto sembri. Forse lo intuiamo già, ma il concrescere latino è anche padre tanto delle concrezioni quanto del concreto stesso. Com’è che una situazione di crescita e una di solidificazione collimano?

Possiamo trovare una chiave nel concetto di ‘formazione’. Il rapprendersi, il coagularsi, l’indurirsi portano un liquido ad avere una forma solida, e in analogia anche la crescita dell’essere gli dà una forma finale. Dobbiamo comunque tenere conto che nell’osservazione ancestrale il ‘crescere’ e il ‘venire ad essere’ sono contigui — è pacifico che in latino cresco e creo siano parenti stretti, ma c’è chi sostiene con ragioni che creo sia addirittura una retroformazione a partire da cresco, e che il primo significato di creo fosse proprio cresco. Così le concrezioni minerali, e la dimensione materiale del concreto, concrescono a partire dal concrescere.

Queste analogie e contiguità sono proprie di una poesia primigenia, che non resta nell’osservazione più diretta di chi ha recuperato concrescere dal latino per usarlo in italiano — siamo nel Rinascimento.
Ce lo ritroviamo in mano e così com’è lo riconosciamo come un ‘crescere insieme’, significato di intelligenza profonda, perché coglie complessità e concorrenze di situazioni che sviluppano una forma senza elementi isolati — ma anche profondamente sentimentale, perché abbiamo esperienza emotiva e intuitiva diretta del rilievo di quella manifestazione dei fenomeni del mondo che individuiamo come ‘crescere con’, ‘crescere ciascuno insieme’, nello stesso quadro.
In questa veste resta un termine letterario, poetico, che come tanti termini letterari e poetici parla di tagli di mondo che abitiamo quotidianamente. Nella squadra esperta concrescono affiatamento e sapere; concrescono le piante del giardino e il nostro affetto per loro; si concresce nella coppia che si ama, o nel rapporto fra genitori e figli.


Volevo, vorrò e voglio
infatti crescere
sul mio stelo
[…] all’aria, al cielo
ma […]
sta in me il mondo,
io non lo rimuovo
da me, non voglio.

Privato del suo fango
sarei vano, e invece concresciamo
lui in me e io in lui, siamo
e diveniamo.

Mario Luzi, Santità umbra, in Dottrina dell’estremo principiante

Quando scrisse la Dottrina, l’ultima delle sue raccolte poetiche, Luzi aveva 90 anni. Eppure la sua posizione era ancora quella del “principiante”, dello scolaro che con diligenza e meraviglia interroga il libro del mondo. Nella sua filosofia, infatti, la vita è una crescita continua: ogni cosa “è e diviene”, come la pianta che sviluppandosi dal seme diventa sempre più lei, realizzando ciò che prima era solo in potenza. Perciò il comandamento che tutti portiamo scritto nelle nostre cellule è quello di evolvere sempre, senza considerarci mai arrivati, ma tendendo sempre verso l’espressione più piena di noi stessi.

In un certo senso Luzi ha una visione del tempo “rovesciata” rispetto a quella usuale, che riprende dal teologo Teilhard de Chardin. Di solito tendiamo a vedere il tempo come una forza corrosiva, una decadenza costante dall’“età dell’oro” dell’infanzia. Luzi suggerisce invece di vederlo come il luogo di una “creazione incessante”; Dio, cioè, non ha creato il mondo una volta per sempre, lasciandolo poi andare avanti da sé come un orologio, bensì lo crea giorno per giorno.

Ciò significa che, secondo Luzi, il mondo è sempre in cammino verso il suo compimento, trasformandosi – pur tra mille arresti e retrocessioni – in qualcosa di più ricco e complesso. E tutti siamo coinvolti in questa crescita, impastati del “fango” della vita che, per quanto possa a volte fare ribrezzo, non è mai inutile, bensì è sempre l’humus, la premessa di sviluppi successivi.

È chiaro infatti che nessuna piantina può svilupparsi da sola: può solo con-crescere insieme a tutto ciò che la circonda. Il percorso individuale assume significato perché si inscrive in un movimento collettivo. Tuttavia “concrescere” non significa semplicemente crescere affianco a tutti gli altri: implica una compenetrazione tra l’io e il mondo (“lui in me e io in lui”).

Da un lato, infatti, crescere implica assumersi una responsabilità nei confronti del mondo: la realizzazione di sé passa attraverso la relazione con gli altri, ed è in questa relazione che si è chiamati a mettersi alla prova, a collaborare attivamente alla creazione in corso.

Dall’altro lato crescere significa sentire in sé una forza che trascende l’individuo, l’anima mundi (come la chiama Luzi) che vive in tutte le cose. Paradossalmente, perciò, il punto di arrivo della realizzazione individuale è un superamento dell’io, una riconciliazione di tutte le creature nell’unità dell’essere.

Questo complesso percorso di “concrescita” esige una virtù: la “naturalezza”, ossia la capacità di affidarsi al flusso vitale, senza preoccuparsi troppo di cosa avverrà e senza complicare la vita con dilemmi cervellotici. È grazie alla naturalezza che anche gli aspetti di fatica e dolore insiti nell’esistenza possono essere trasformati in nutrimento, come fa la pianta col fango.

In questo gli animali, nella loro inconsapevole sapienza, possono esserci maestri. Come la trota che partecipa al moto del fiume, in una sorta di libera ubbidienza: “Lei non ha conoscenza / se non dell’elemento, / fedele a quello / va e viene dalle sue stanze / su e giù per la corrente, / su e giù nel tempo” (Sotto specie umana).

Parola pubblicata il 20 Ottobre 2023

L'italiano sostenibile - la Settimana della lingua italiana nel mondo 2023 (Polonia)

Su incarico dell'Istituto Italiano di Cultura di Cracovia, per la XXIII Settimana della lingua italiana nel mondo, da lunedì 16 a venerdì 20 ottobre vi proponiamo un ciclo di parole che contempla alcuni tagli del tema della sostenibilità ambientale (tema scelto dal Ministero per la Settimana), cercando i concetti che lo compongono nei meandri della nostra letteratura. La trattazione del termine è di Giorgio Moretti, gli approfondimenti letterari di Lucia Masetti.