Dogma

dòg-ma

Significato Nel cattolicesimo, verità rivelata che è articolo di fede assoluto per la comunità credente, dichiarato solennemente; principio considerato verità indiscutibile

Etimologia voce dotta recuperata dal latino dogma, prestito dal greco dógma ‘decreto, dottrina’, ma in origine ‘parere’, da dokêin ‘sembrare’.

  • «Durante il film è vietato parlare. È un dogma.»

Sentiamo. Le consonanti di questa parola si impongono sul flusso dell’aria che esce dalla bocca, lo bloccano (d-g) e deviano (m) facendolo vibrare. Il risultato è un suono energico, scuro, spezzato — incisivo nella sua brevità, che dà subito l’aura giusta a un concetto tanto severo.

Il significato è di una semplicità disarmante, per certi versi preoccupante: il dogma è letteralmente una verità che non può essere discussa. È così e basta.
Da un lato quindi ha il profilo di custode di concetti altissimi, rivelazioni sovrannaturali, pietra angolare che regge l’arco della fede di una lettura religiosa del mondo; dall’altro si mostra come arbitrio pretenzioso, da sfidare e trascinare nel dubbio con scorno della sua indubitabilità. Storicamente, il dogma è stato vissuto in entrambi i modi. Potremmo dire che si tratta di un assioma, che però non vive nell’ambito della logica, quanto in quello della religione, e per estensione delle scienze sociali in genere.

Infatti sì, possiamo parlare innanzitutto dei dogmi in quanto articoli di fede: pensiamo a quelli cattolici della Trinità, o dell’immacolata concezione di Maria — in effetti è proprio questo l’ambito in cui il dogma ha sviluppato il suo carattere. Ma possiamo anche parlare di una una scienza giuridica che lavora sulle norme vigenti come dogmi, senza investirle di alcun giudizio di valore e senza contemplare una loro integrazione con contributi esterni al diritto stesso; del dogma di un partito politico, che campeggia in ogni programma elettorale come fulcro indiscutibile, necessario, identitario; di dogmi sociali e culturali — che magari investono la libertà dell’individuo; del dogma di una cucina tradizionale («Non si spezzano gli spaghetti» «Ma ho un pentolino piccolo e...» «Non si spezzano! Piuttosto li mangi crudi.») E possiamo parlare di argomentazioni dogmatiche, di persone dogmatiche che vivono di dogmi, emanati o recepiti, così come di gente che rigetta, o crede di rigettare, qualunque dogma.

Ecco quello che fa la parola ‘dogma’:

ci mette subito e schiettamente davanti ad ambivalenze spicciole: ci sono dogmi che ci piacciono (magari i nostri, o quelli che non riconosciamo come tali) e dogmi che aborriamo come stolte barbarie (gli altrui). Vivere il dogma significa accettare dei nodi di incompatibilità fra i diversi punti d’appoggio sul mondo, delle rigidità non negoziabili che ambiscono all’assoluto, ciascuna nel suo relativo volatile. Ed è questo che questa antica parola ci rappresenta.

In modo curioso ma eloquente, il suo primo significato greco non raccontava un perno di verità universale. Era un ‘parere’. Il verbo da cui nasce, dokêin, significa ‘sembrare’. Certo, diventa poi il parere definitivo, il decreto, e col cristianesimo l’articolo di fede, ma l’etimologia ci fa sbirciare indiscretamente che cosa c’è in fondo ai penetrali del dogma.

Parola pubblicata il 24 Maggio 2022