Effigie
ef-fì-gie
Significato Figura, ritratto; modello emblematico
Etimologia voce dotta recuperata dal latino effigies ‘figura, ritratto’, dal verbo effingere ‘rappresentare’, derivato di fingere ‘plasmare’ col prefisso ex-.
Parola pubblicata il 26 Marzo 2022
Questa è una parola dai tratti piuttosto solenni: racconta un concetto di figura, specie di figura umana — in sé tanto comune — con una distinta serietà artistica, se non addirittura sacra. Eppure la sua etimologia è letteralmente terragna, e ci accompagna la mano a toccare l’argilla.
L’effigie è una discendente del fingere latino — che arriva sì ai significati di contraffazione che ci aspettiamo e conosciamo, ma a partire da un nucleo di significato inatteso. Fingere ha il primo significato di ‘plasmare argilla’ — ed è di complessa ascendenza indoeuropea. Il suo derivato effingere (col prefisso e-/ex-) gli dà un’importante dimensione espressiva, e ne trasforma il concetto in un ritrarre, in un rappresentare, perfino in un imitare. È da qui che scaturisce l’effigies: statua, ritratto, figura, ma anche esemplare e modello, e perfino fantasma.
Oggi possiamo notare un’effigie regale o celebre su una moneta, o su un logo; sulle pareti della camera della casa di campagna vediamo appese effigi di santi e madonne, con il rametto d’ulivo benedetto incastrato dietro la cornice; e sull’antica stele è scalpellata un’effigie enigmatica. Che si tratti di una rappresentazione tenuta in grande considerazione è testimoniato anche dalle vecchie condanne in effigie, per cui una persona contumace poteva esser giustiziata — magari arsa sul rogo — in ritratto. Condanne da remoto molto più amene di quelle in presenza.
Ma non solo: anche in italiano l’effigie diventa il modello, la rappresentazione emblematica di un carattere. Lo zio può raccontarci che un vino è l’effigie di un territorio, la vicina di casa può essere l’effigie del pollice verde, il sindaco può essere l’effigie dell’onestà. E magari si può parlare di come dopo un lavoro estenuante di noi resti un’effigie — un po’ larvale, spettrale.
Nell’effigie la rappresentazione mostra la sua ambivalenza: da un lato è imitazione vuota di vita, dall’altro è ideale e superiore. Un’ambivalenza che è meraviglioso ricondurre al gesto di chi in un tempo antico (ma non perduto, con questa parola) modellava coi pollici una creta plastica per ripetere, fissare, asciugare, concepire un profilo umano del mondo transeunte.