Effluvio

ef-flù-vio

Significato Esalazione di odore gradevole; puzzo; emanazione

Etimologia voce dotta recuperata dal latino efflùvium, da efflùere, ‘scorrere fuori’.

  • «I suoi effluvi arrivano fino a qui.»

L’ironia ha una grande forza: ribalta il solito nell’insolito — ma con un normale limite. Se il ribaltamento diventa solito, allora l’insolito diventa via via solito e l’ironia a poco a poco smuore. Si nota bene come succeda nell’effluvio.

Parliamo innanzitutto di odori gradevoli che promanano da qualche fonte. Già questa premessa però ha la sua arbitrarietà.
Il latino efflùvium è derivato di efflùere, cioè ‘scorrere fuori’ — e ha dei significati piuttosto concreti. È uno spargimento, uno sbocco, un deflusso, ma diciamo pure uno scarico. Non proprio le immagini più profumate che ci vengano all’orecchio, eh?

In effetti la determinazione con cui l’effluvio compare in italiano quale esalazione fragrante, quale disgorgo di profumi, dato l’effluere non è che sia così apodittica. Lo stesso ‘effluire’ italiano continua a parlarci di perdite, sversamenti, roba non piacevolissima e che in particolare non è promettente per l’olfatto. Ma è la magia della parola latina recuperata dalla squisita lingua barocca: col suo pedigree di classicità l’effluvio ci si para dinanzi suscitando meraviglia. Prende il concetto del promanare di un odore e ne fa un fluido, un corso, un’onda — e giocoforza è roba buona. È una parola che si pone nell’alveo degli sforzi raffinati per rappresentare i moti aulenti degli olezzi.

Così possiamo parlare degli effluvi del roseto che la brezza ci porta, degli effluvi che si spargono dalla cucina e che fanno venire l’acquolina a tutti, dell’effluvio potente che si percepisce anche solo a schiudere la boccetta di profumo.

Splendido. Ma Chi troppo in alto sal, cade sovente / Precipitevolissimevolmente, ed è una sorte ricorrente, fra le fragranze, prese di mira dalla lingua scherzosa come paragone di fetore.
Se prendiamo il citato ‘olezzo’, ecco, a dispetto dell’olezzo di verbena di cui canta la Madama Butterfly, oggi è più probabile tirarlo in ballo come puzzo, piuttosto che come profumo. In maniera non dissimile, con un’ironia che via via si normalizza, possiamo parlare degli effluvi che provengono dalla compostiera, dal bagno, dai tombini. In questo modo, peraltro, con passo di zaffata l’effluvio torna al suo non pulitissimo ovile.

Ma cerchiamo di tenere presente la meraviglia che ha suggerito il primo recupero: lo splendore di un profumo che si diffonde richiede di aggrapparsi a figure e sensazioni di una certa potenza. Il ricorso a un riferimento che ne fa acqua cristallina che scaturisce da una fonte, o a qualcosa del genere, ci proietta in una dimensione di freschezza gioiosa, di sentori e sentiri che rapiscono.
Senza contare che l’effluvio può anche trascendere l’odorato per il radiante: pensiamo all’effluvio di luce che entra dalle finestre scostando le tende, all’effluvio di calore di un camino rutilante, che allaga la stanza.

Parola pubblicata il 22 Novembre 2025