Floruit

flò-ru-it

Significato A corredo di date, indica quando una persona svolse in maniera più fulgida la sua attività, o quando un certo fenomeno ebbe massima espressione; acme, periodo di splendore

Etimologia voce latina, propriamente terza persona singolare del perfetto indicativo di florère, ‘fiorire’, e quindi ‘fiorì’.

  • «Ha avuto il suo floruit almeno tre decenni fa.»

Spesso con le date, che sono riferimenti imprescindibili, ci s’incastra. Nessun problema con accaduti puntuali che siano noti, ma se vogliamo collocare qualcosa che si protrae? Ad esempio un’esistenza? Come si fa?

Se dobbiamo collocare una persona nel passato, ci orizzontiamo con i riferimenti di nascita e di morte — che però hanno un sapore protocollare, anagrafico. È difficile togliersi di dosso la percezione che non sia quello l’intervallo più ficcante da comunicare, l’impressione che volevamo dire altro. Magari le date di nascita e morte sono anche incerte, specie se risaliamo molto indietro nel tempo. E ovviamente sono riferimenti che funzionano solo per le persone. Se vogliamo collocare roba collettiva, che perdura — usi, mode, temperie, correnti — ci dobbiamo impelagare sull’indicazione di anni o decenni, con sfocature rilevanti: ogni fenomeno ha la sua alba, il suo meriggio e il suo tramonto, e in un da-a, oppure in un lasso secco, non si riesce ad apprezzare una valutazione d’intensità.
«Ci sarà mai una risorsa aggraziata e ricercata che ci può aiutare?» si domanderanno le masse, disperate.

C’è, e scommetto che potete immaginare quale.

Alla lettera il termine latino floruit è voce del verbo florère, ‘fiorire’, ed è un perfetto indicativo, che possiamo tradurre con un passato remoto e quindi un ‘fiorì’. Questo ‘fiorì’ viene raccolto come indicazione cronologica.
È una suggestione semplice e affascinante che non si impegola a cercare estremi estremi di un’esperienza, ma che mette a fuoco un indicativo periodo di fioritura, come il retro di un pacchetto di semi. Abbandona anagrafe e cronaca per stringere su una stagione fulgida di attività (è tanto brillante che l’arbitrarietà dell’individuazione passa in secondo piano).
Si presta ad almeno un paio di usi interessanti.

Può proprio intervenire come indicazione temporale approssimata (anche abbreviato come fl.). Classicamente, cito qualcuno che si sa quando operò, magari perché è citato in una cronotassi, magari perché conosciamo un suo scritto, e in assenza di altri riferimenti posso chiosare “floruit II secolo a.C.” o “fl. II secolo a.C.” per dire che nel II secolo avanti Cristo fece ciò che di più rilevante conosciamo; potrei anche dire che ‘fu attivo’ o addirittura ‘visse’, ma il floruit ha l’asciuttezza di una nota cronologica insieme a una grazia meno didascalica. Dire che qualcuno è vissuto in un certo periodo, che è stato attivo in un certo periodo, oppure che in quel periodo è fiorito ha un’altra portata di significato. Ma attenzione: è un riferimento molto gradevole anche quando altri riferimenti si avrebbero, e però si vuole prescindere dall'anagrafe, e concentrarsi su una stagione rilevante — ad esempio parlando d’arte, possiamo voler contemplare il periodo di un’attività artistica che non corrisponde a quello della vita, e annotare, accanto al nome dell’artista, ‘fl.’ e un riferimento temporale.

Addirittura (ecco il secondo uso) ‘il floruit’ può anche essere direttamente il periodo di massima espressione di qualcuno o di qualcosa. Posso parlare di come i pantaloni a zampa di elefante ebbero il loro floruit fra anni ‘60 e anni ‘70, posso parlare del floruit del surrealismo, del floruit di un poeta che ha scritto in un periodo molto circoscritto.

Sono significati trasparenti e immediati, se lo teniamo in mente come ‘fiorì’: e d'altro canto sono significati alti, paludati — ponderazioni di cronologie e di acmi — tipici dei latinismi crudi. Tipicità dal sapore ancora più forte, se teniamo conto della rarità del floruit.

Parola pubblicata il 25 Aprile 2024