Furbesco
fur-bé-sco
Significato Da ladro; malizioso, intrigante, navigato
Etimologia da furbo, che è dal francese fourbe ‘ladro’, un derivato di fourbir ‘pulire’.
- «Ricorderò sempre quello sguardo furbesco di quando stava per sparare una battutaccia.»
Parola pubblicata il 31 Luglio 2025
La finezza e la forza della lingua non si fa necessariamente con parole dotte, pirotecniche e magniloquenti: possono bastare piccole, umili pennellate a dare vita ai nostri discorsi, a renderli sofisticati.
Il furbo, come forse ricorderemo, nasce dal francese fourbe ‘ladro’, un derivato di fourbir ‘pulire’ (diciamo pure ‘forbire’, a noi che piace il parlare forbito). Non è più direttamente ladresco, ma ci racconta di chi sa mettere in pratica con astuzia e abilità degli stratagemmi utili — non sempre specchiati. Tutto chiaro, ma qui interviene il suffisso -esco.
È un suffisso che produce aggettivi da sostantivi, e spesso ha un tratto peggiorativo, che arriva al comico. Proprio per questo è ricorrente trovarlo installato su nomi che già da soli promettono poco bene: dal furfantesco al vampiresco, senza scordare il ladresco che dicevamo. Il furbesco si siede qui.
In tempi antichi, fino a qualche decennio fa, il furbesco poteva anche riferirsi al ladro e al suo mondo: invenzioni furbesche permettevano contraffazioni e contrabbandi, il gergo furbesco era quello della malavita, un lignaggio furbesco era quello di una stirpe dedita a furti e spoliazioni. Ma oggi le cose — per il furbo e il furbesco — sono cambiate, hanno trasceso la concretezza del crimine.
Fra Otto e Novecento il furbesco ha volto la sua malizia verso un’intesa scaltra, manifestata con espressioni, con gesti. Non pare diretto al furto e all’inganno in maniera lineare, è più sciolto. Non è nemmeno troppo imperniato sull’astuzia e sulla trovata, però.
L’aria furbesca dell’autista ci fa pensare a un ingegno vivace, intrigante e navigato; un sorriso furbesco colto sul viso della nostra ospite ci dà un’impressione di doppiezza audace e allusiva; degli sguardi furbeschi scoccati fra compagni rivelano una complicità frizzante, una partecipazione ironica.
Il furbesco ha lasciato perdere piani e intenti. Si è concentrato su un'apparenza, su un aspetto che dà una certa profondità psicologica, che avverte senza paventare né promettere. Avverte malizia, pensieri esperti e acuminati, una simpatia non delle più rassicuranti.
Quello del furbo è un colore dappoco, a buon mercato — non è un blu oltremare. Ma il furbesco riesce a spennellarlo con una grazia, con una sottigliezza che si fa notare.