Ingeneroso
in-ge-ne-ró-so
Significato Non generoso, caratterizzato da mancanza di generosità; sminuente, poco indulgente, irriconoscente
Etimologia da generoso, voce dotta recuperata dal latino generosus (letteralmente ‘nobile per nascita’, da genus ‘stirpe’), con aggiunta del prefisso negativo in-.
Parola pubblicata il 09 Aprile 2022
Qual è il contrario di ‘generoso’? Avaro, tirchio, meschino, gretto, venale, tirato, scarso, sterile — oddio, basta, finisce il dizionario. Diciamo che c’è tutto un miserabile arcipelago di strettezze e bassi sentimenti, a far da contraltare al generoso. Ma c’è un’isoletta in particolare che si mostra interessantissima, e si presenta come il contrario logico del generoso, il non generoso: l’ingeneroso. Che nasconde qualche elegante sorpresa.
La banda dei contrari di ‘generoso’, abbiamo visto, è colorita: ci presenta una sfilza di personaggi, un carosello di vizi che raccontano in declinazioni diverse l’avversione al dare — in una maniera che non è mai perfettamente simmetrica rispetto al generoso. La qualità di un animo generoso è più vasta e sfaccettata di quella di un animo avaro, ma d’altro canto posso essere gretto e al contempo prodigo, così come un’offerta scarsa può essere generosa, se commisurata con un poco avere.
L’ingeneroso, invece, in questo gioco di contrari incongruenti, vorrebbe essere il Doppelgänger, il gemello malvagio, il generoso specchiato in negativo. E così si trova registrato: il non generoso. Unisce, nella sua particolare e versatilissima conformazione di significati, la mancanza di munificenza, di larghezza, di comprensione, di umanità, e una carica d’astio, di egoismo, di meschinità. Ricordiamo che l’ampiezza del generoso è un’ampiezza di nobiltà. L’ingenerosa vicina di casa scaglierà accuse senza ritegno, lo zio troverà ingeneroso il dito di vino che gli abbiamo versato, e spiriti ingenerosi saranno subito pronti ad approfittare di un momento di debolezza.
E questa è la prima cosa importante da dire: l’ingeneroso ha la forza drammatica che sta nel menzionare il generoso. Dire che Tizio è gretto può essere una mera descrizione della realtà; dirlo ingeneroso — anche se sembra più compassato ed elegante — fa spiccare la differenza rispetto a ciò che dovrebbe essere. Ci impone mentalmente di evocare la meraviglia di Tizio generoso e di farci una croce sopra. Adombra dolorosamente la magnanimità, la possibilità della magnanimità, negandola.
Già questo sarebbe sufficiente a rendere l’ingeneroso una risorsa affilatissima e utile. Ma c’è qualcosa di più, che investe la simmetria imperfetta rispetto al generoso.
Infatti l’ingeneroso, specie negli ultimi tempi, si è specializzato su un tratto particolare della sua galassia. È diventato soprattutto chi o ciò che è irriconoscente, sminuente, privo di indulgenza. Nega il generoso in quanto qualità di chi sa innalzare altrui. Infatti possiamo parlare di come il paragone fra la consistenza della mia pastiera e il cartone della pizza sia ingeneroso (non è così male e ho comunque fatto del mio meglio), di come siano ingenerose delle critiche lanciate più per piacere che per confronto, di come il trattamento caustico riservato al nostro ritorno sia ingeneroso. Non sono casi in cui, a contrario, ‘generoso’ sarebbe la prima parola a venirci in mente — il paragone, la critica, il trattamento generoso hanno sempre un odore di bontà più che di giustizia. E invece l’ingeneroso ci parla spesso proprio di una sfumatura d’ingiustizia attraverso un difetto di cortesia, di riconoscimento.
Fuggendo il destino di una simmetria le parole possono trovare una loro cifra speciale e riconoscibile.