Mirra
Parole semitiche
mìr - ra
Significato Resina aromatica estratta da alberi e arbusti del genere Commiphora diffusi nella penisola arabica e nel corno d’Africa, che può essere bruciata per odorare gli ambienti o usata per creare profumi
Etimologia attraverso il latino myrrha, ed il greco myrra, dall’ebraico mōr, legato alla radice semitica m–r–r, con significato di ‘amaro’.
- «E portavano in dono oro, incenso e mirra.»
Parola pubblicata il 06 Gennaio 2023
Parole semitiche - con Maria Costanza Boldrini
Parole arabe, parole ebraiche, giunte in italiano dalle vie del commercio, della convivenza e delle tradizioni religiose. Con Maria Costanza Boldrini, dottoressa in lingue, un venerdì su due esploreremo termini di ascendenza mediorientale, originari del ceppo semitico.
“Arriva l’Epifania che tutte le feste porta via” recita l’adagio. Falso, perché è allora che si aprono le danze carnascialesce, ma sorvoliamo. Ciò che importa è che la mattina del sei di gennaio ci si alzi e si trovi appesa al camino una calza rigonfia di leccornie, perché se invece la Befana ce l’ha riempita di carbone non è mica buon segno!
La cara vecchia Befana, dall’adunco naso e dalla scopa spelacchiata, fa visita ai bambini nella notte dell’Epifania, una festa cristiana molto importante, l’ultima del periodo di Natale (in effetti ‘befana’ è proprio un’alterazione di ‘epifania’). Questa ricorrenza vuole ricordare un episodio dei Vangeli secondo cui tre magi (ovvero dei sapienti zoroastriani), chiamati secondo la tradizione Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, venuti da oriente seguendo una cometa, si presentarono alla Sacra Famiglia portando doni a Gesù che riconobbero come Re e Figlio di Dio. I regali dei magi erano sostanze divenute proverbiali, appannaggio dei sovrani in quei tempi remoti: l’oro, che non necessita di presentazioni, l’incenso, un’oleoresina, prodotta dalle piante del genere Boswellia, oggi facilmente reperibile in forma di bastoncini o conetti, e la mirra.
Quest’ultima, probabilmente, è meno conosciuta. Partiamo dalla parola: ci è giunta attraverso il latino myrrha, ed il greco myrra, ma proviene da molto più lontano, da una radice semitica m – r – r, con significato di ‘amaro’, che in ebraico diventa la parola mōr. Sicuramente a mangiarla non è particolarmente appetitosa, ma la mirra va segnalata per ben altre caratteristiche che per il suo gusto: è simile all’incenso, perché è una resina oleosa vegetale, ma la si ricava da piante del genere Commiphora. Possiede proprietà officinali molto utili e apprezzate da sempre (ad esempio era impiegata dagli Egizi nelle imbalsamazioni), e come l’incenso, quando si presenta sotto forma di cristalli, può essere bruciata su dei carboncini per sprigionare nell’aria fumi odorosi molto gradevoli. Ma sia l’incenso che la mirra possono anche essere adoperati come componenti di olii aromatici e profumi. E probabilmente è in questo stato oleoso che fu donata al Bambinello.
All’epoca, infatti, l’uso di questo genere di olio era un lusso riservato ai sovrani. L’atto stesso dell’unzione era il gesto attraverso cui si consacrava un re a Dio (da qui l’espressione ‘unto del Signore’, e lo stesso termine Christós, letteralmente ‘unto’). Portare tali preziosissime sostanze a quel neonato, figlio di un’adolescente e di un falegname di Nazareth, venuto al mondo nelle condizioni più umili, significava riconoscere in lui la regalità e la divinità: i magi sono i primi a vedere in Gesù il Re, il Figlio di Dio ed il Messia che era stato promesso dai profeti, l’unto. Ma è forse il carattere del sapore amaro, un tempo molto molto più considerato, ciò che fa accedere il nome di questa preziosa gommaresina al significato di sacrificio, di sofferenza che avvicina a una meta spirituale — un riferimento simbolico un po’ desueto ma d’impatto e significativo.
Quindi certo ammiriamo il dipinto dell’Adorazione dei Magi di Gentile da Fabriano, in cui i Re Magi portano a Gesù l’oro, l’incenso e la mirra in un tripudio di colori e dorature, commissioniamo all’amica in vacanza in Giordania l’acquisto di una buona scorta di mirra per profumare la nostra casa, e ci eleva la mirra di un’esperienza dolorosa che mette alla prova la determinazione.