Sbarazzino
sba-raz-zì-no
Significato Vivace, irriverente, malizioso
Etimologia etimo dibattuto; forse da sbarazzare, ma più probabilmente dal settentrionale sbirazzo, peggiorativo di sbirro nel senso di ‘malandrino’.
- «Che baffi sbarazzini! Quando te li tagli?»
Parola pubblicata il 21 Luglio 2025
C’è un dibattito vivace, riguardo all’origine di questa parola leziosa (leziosa per noi oggi). Secondo molte fonti autorevoli è derivata di ‘sbarazzare’ — da un punto di vista formale sembrerebbe conseguente e anzi ovvio; ma altre (meno numerose e più agguerrite) sottolineano il dato ancor più ovvio che lo sbarazzare con lo sbarazzino non c’entra davvero niente, sul non trascurabile piano del significato.
Piuttosto, con un apparato di attestazioni che puntellano il passaggio, propongono una derivazione da ‘sbirrazzo’, settentrionalismo di cui sbarazzino sarebbe diminutivo — che corrisponde a uno ‘sbirraccio’, peggiorativo di ‘sbirro’, termine anch’esso discusso e dalla lunga storia ma che possiamo inquadrare da sempre come spregiativo per ‘guardia’, che però è arrivato anche al semplice furfante.
Questo sbirrazzo, come s’immagina facilmente, ha un profilo da manigoldo. Potremmo anche dire che è un profilo da birba, da malandrino, da monello, da briccone, ma ‘birba’, ‘malandrino’, ‘monello’ e ‘briccone’ sono parole che condividono lo scivoloso destino dello sbarazzino: da parole serie e cupe, che indicavano persone di scaltra malvagità, briganti, rapinatori e tagliagole, sono diventate parolucce piuttosto smancerose e con la divisa nel mezzo, buone per bambini discoli dietro cui sventagliare il taglio della mano in ammonimento.
Oggi lo sbarazzino è vivace, irriverente, scanzonato, malizioso e furbesco — con molta allegria.
Posso parlare di quello sbarazzino che ha iniziato a lavorare al banco del mercato, e che è con tutti spigliato fino allo sfrontato; dopo il taglio non proprio felice dal parrucchiere le amiche plaudono al mio ciuffo sbarazzino; la rivista che vuole essere controcorrente e scomoda risulta al massimo sbarazzina; e quando l’amico tira di nuovo fuori il suo solito sorriso beffardo e sbarazzino sappiamo che l’onda del periodo tetro sta passando.
La sua malizia non è ostile, è briosa; la sua furbizia non è occhiuta, è seducente; la sua irrequietezza non è ansiosa, è vitale. C’è con grande evidenza un che d’infantile, nello sbarazzino — e forse questo scaturisce dal suo essere sostanzialmente innocuo.
Vivace e irriverente, ma non graffia e non morde. Una piega notevole, se consideriamo i suoi natali, una piega che toglie allo sbarazzino la possibilità di essere sia aggressivo sia incisivo. Simpaticamente contro, piacevolmente provocante, suscitando più affetto che riprovazione scivola sulla superficie, con la leggerezza di una ciocca sfuggita alla forcina.