Tirocinio
ti-ro-cì-nio
Significato Addestramento in un mestiere o in una professione, e periodo in cui si svolge; apprendistato in forma di lavoro subordinato
Etimologia voce dotta recuperata dal latino tirocinium ‘primo servizio militare’, derivato di tiro ‘recluta, coscritto’.
Parola pubblicata il 07 Febbraio 2021
Siamo davanti a una delle parole chiave del lavoro del nostro tempo, controversa, che evoca un ingresso fervido in un mestiere o una palude di sfruttamento, e che però ha una storia antica e curiosa. Posto che non ci parla di un tiro di cigni, da dove salta fuori?
È una parola che viene recuperata dal latino fra Quattrocento e Cinquecento — un momento storico in cui la lingua italiana cresce sensibilmente, trovando nel latino uno dei bacini più importanti da cui prendere in prestito parole. Ad esempio una delle prime attestazioni di ‘tirocinio’ (forse la prima) si trova nel celebre libro Hypnerotomachia Poliphili del 1499 (ne avevamo parlato trattando sagittabondo), ricco di trovate linguistiche brillanti. Ma il suo uso sarà sporadico almeno fino al Settecento, quando fra l’altro sarà recepito anche dalla quarta edizione del vocabolario della Crusca (la prima era del 1612). Curiosamente, la sua prima registrazione si trova in A Worlde of Wordes, dizionario bilingue italiano-inglese del 1598, a opera di Giovanni ‘John’ Florio.
Ma che cos’era il tirocinio in latino? Non stupisce scoprire che avesse originariamente (prima di estendersi a un apprendistato più generico) una dimensione militare — descrivendo il primo periodo di servizio, e anzi l’inesperienza militare stessa. La recluta era detta tiro, il cui nome fu composto con l’elemento -cinium del tubicinium (letteralmente, il canto della tuba, della tromba), che era il segnale per l’adunata dei coscritti. Così il tirocinium diventa lo stato principiante in cui si trova il tiro. Peraltro l’etimologia ulteriore resta un busillis.
Il recupero, come dicevamo, è stato fertile: è una parola che è piaciuta, che non coinvolge il profilo strettamente professionale e intellettuale proprio del praticante, né descrive uno stato già immerso nel mestiere quale sarà dal Settecento quello dell’apprendista — ma piuttosto un avvicinamento, un inizio, un inserimento, un orientamento anche spendibile, poi, altrimenti.
In effetti, rispetto all’apprendista, è meno strettamente legato all’azienda, alla bottega, al maestro, il suo non può dirsi un lavoro a tutti gli effetti. Inoltre l’apprendista porta alla mente in maniera più precisa mestieri tanto manuali, quanto artistici — fino all’esoterico.
Basti pensare alla figura dell’apprendista stregone, e a come cambierebbe se fosse un tirocinante stregone. Un’esperienza formativa da mettere nel curriculum?