Colluvie

col-lù-vie

Significato Flusso o ammasso di materia putrida, di immondizia; mucchio spregevole

Etimologia voce dotta recuperata dal latino collùvies ‘acque reflue, immondizia, guazzabuglio’, derivato di collùere ‘sciacquare’, a sua volta da lùere ‘lavare’ col prefisso cum- ‘con’.

I latinismi più marcati conservano questo struggente potere: possono significare lo scolo più lurido e immondo, ma sanno farlo con la stessa grazia con cui nominano fiori rari. In questo caso siamo davanti a un sostantivo femminile di questo tipo, che oltretutto nel numero è invariabile (una colluvie, più colluvie) — il che gli dà un ulteriore tono di insolita ricercatezza.

L’origine è netta, e ne scaturisce anche il collutorio: è il verbo collùere, cioè ‘sciacquare’. Ora, lo sciacquare in sé è ambivalente: se da un lato lascia igiene e freschezza, dall’altro porta irrimediabilmente con sé lo sporco, ed è da qui che emerge la colluvie.

Se si leggono i significati del latino colluvies troviamo un florilegio di rifiuti, scoli, fanghi putridi — ma aveva anche dei significati negativi, arrivando figuratamente al guazzabuglio e al tumulto. E in effetti è proprio la congerie, il mucchio di roba o gente senza pregio il senso con cui la colluvie risorge in italiano, recupero dotto dal latino nel Seicento inoltrato. Perché riprenda anche i significati concreti del fradicio e del marcio, dell’ammasso di putridume, si dovrà attendere la seconda metà del Settecento.

Oggi possiamo usare bellamente questa parola quando vogliamo sì descrivere, figuratamente o no, roba e gente di questa precisa fatta, ma facendolo in maniera pulita, elegante e profumata. Possiamo parlare della colluvie che abbiamo trovato raccolta nel canale, omettendo descrizioni ulteriori con preterizioni eloquenti; possiamo parlare delle colluvie variegatissime che abbiamo trovato ripulendo il terrazzo in cui da decenni venivano stipate immondizie di ogni genere; ma possiamo anche considerare la colluvie che si ammucchia intorno a un personaggio famoso, e la colluvie che sui social network si raccoglie a commentare in modo grosso fatti delicati.

Proprio per il modo in cui dissimula la sporcizia del suo referente, è una parola il cui significato non si presta ad essere intuito al volo; quindi può trovare spazio solo in quei contesti in cui la lingua sia molto sorvegliata o in cui chi legge o ascolta abbia il tempo di andare a compulsare un dizionario — altrimenti resta una ricercatezza inefficace. Ma nei casi in cui può essere usata in maniera incisiva, agisce con una forza strabiliante.

Parola pubblicata il 09 Luglio 2020