Depravato

de-pra-và-to

Significato Vizioso, corrotto, pervertito

Etimologia propriamente participio passato di depravare, voce dotta recuperata dal latino depravare ‘deformare, sfigurare’, ma anche ‘corrompere, guastare’, derivato di pravus ‘storto, deforme’, ma anche ‘perverso, sbagliato’.

È una parola davvero pesante: quando entra in una frase eclissa tutto il resto — tant’è che viene volentieri ingaggiata come ingiuria solista (“Depravato!”). L’importante è non farla vivere esclusivamente in una dimensione sessuale, perché ha molto da dare ed è un peccato appiattirla, anzi è un peccato fare pensieri piatti.

Il depravato ci parla, nel suo primo profilo, di una caratteristica acquisita: nasce come participio passato di depravare (altrimenti poco usato), e il depravato è chi è diventato o reso ‘pravo’, termine desueto e non più molto perspicuo, ma semplice.

Il pravus latino era lo storto, il deforme, anche sotto il profilo morale (in casi eccezionali aveva un senso positivo, ed è l’argomento forte di chi — ormai in minoranza — ci vede la radice del bravo): tale è il pravo. Per intendersi, quando Caronte arriva fluttuando sull’Acheronte, per mettere in chiaro che non c’è da accomodarsi inizia a gridare al drappello di ombre che lo attende “Guai a voi, anime prave!”: se l’anima è in fila per la dannazione eterna, è storta per forza (Dante trema e Virgilio già si schiarisce la voce per rispondere male al traghettatore).

Ora, quello del depravato — aggettivo che si attaglia a persone ma anche a vite e comportamenti — è un essere corrotto di ampio respiro, versatile quanto può essere l’allusione all’obliquo, al traverso, però portata all’estrema gravità del suo significato, complice anche una sonorità aggressiva e sdegnosa. In questa maniera possiamo parlare della vita depravata di chi profitta lucrando sul rischio altrui, dell’atto depravato che insozza l’amministrazione o il paese, della persona depravata che mette il cacio sulla ribollita. C’è tutto il vizio, c’è tutta la perversione, e tutto lo zelante sgomento di chi ne nota la stortura (e proprio per la sua serietà assoluta si volge bene in ironia).

Lungo la storia dell’italiano il depravato ha significato il falsato, l’adulterato, il reo, lo scaduto, l’indebolito e via e via. Con delle possibilità del genere, spiaccicare quasi invariabilmente questa parola su giudizi spesso indiscriminati di morale sessuale, da un lato impoverisce il termine, dall’altro… per fare i Savonarola serve una certa statura.

Parola pubblicata il 05 Maggio 2020