Durata

L'italiano sostenibile

du-rà-ta

Significato Periodo di tempo in cui si manifesta un fenomeno, si svolge un fatto

Etimologia da durare, che continua il durare latino ‘render duro’ ma anche ‘permanere’, derivato di durus ‘duro, resistente’.

  • «Qual è la durata del film?»

C’è forse da rimarcarlo, ma le parole semplici, quelle veramente fondamentali, sono parole da scoprire: il fatto che chiunque le sappia usare in una frase — anzi lo sappia fare fin da quando inizia a storpiare le prime paroline — non significa che non abbiano segreti. Infatti di solito non abbiamo la percezione della poesia con cui gli strumenti-lemma che usiamo siano stati forgiati: abitiamo un labirinto costruito nella più profonda antichità e pur sapendone poco ce ne sentiamo padroni e padrone.

La durata è un concetto temporale, ovviamente. E certo, se stiamo sulle durate di abbonamenti, stagioni, malattie, spettacoli, non ci sembra di notare niente più che lo spicciolo — anche se badiamo, la durata è la nostra misurazione del tempo più intima e schietta, più strettamente collegata ai fenomeni che ci circondano: prima di contare minuti e ore, quanto durano il giorno, l’estate, l’amore?
Ma soprattutto, che nel durare ci sia il duro, questo lo notiamo?

Siamo davanti a un momento linguistico che è una di quelle tessere di domino che permette di attaccare tutte le altre. La radice indoeuropea deru- indica la solidità, la stabilità, la costanza. Questa prima suggestione si moltiplica in riferimenti che arrivano all’inatteso, e che saltano fra piani molto diversi. Ad esempio è di qui che nasce il greco drŷs ‘albero’ (significato assunto da termini omologhi specie celtici e slavi), ma specificamente ‘quercia’ — e questo può farci venire in mente il nesso con il druida.

La durezza è una qualità specifica, tecnicamente si definisce come proprietà di resistenza a scalfittura e lavorazione, ma la sua osservazione è contigua a quella più ampia della resistenza. Ora, la resistenza si manifesta nell’istante, contro al colpo, ma anche nel lungo periodo: è così che il duro dura, e che il durare latino — bicipite, in quanto ‘rendere duro’ e in quanto ‘permanere’ — dura fino a diventare italiano e a generare la durata.

Peraltro questa mescolanza di piani fisici e temporali prosegue in altri sensi se osserviamo altri esiti di lingue diverse: dicevamo del greco drŷs, ma derón significa ‘da lungo tempo’; il sanscrito dru è ancora ‘albero’, ma duras è addirittura ‘lontano’ — proprietà fisica che si fa temporale e spaziale, in una cascata di analogie durature.


Parve che l’abbondanza fosse tornata in Milano, come per miracolo. […] Tutti consumavano senza risparmio; chi aveva qualche quattrino da parte, l’investiva in pane e in farine […]. Così, facendo a gara a goder del buon mercato presente, ne rendevano, non dico impossibile la lunga durata, che già lo era per sé, ma sempre più difficile anche la continuazione momentanea.

Alessandro Manzoni, I promessi sposi, cap. XVIII

Se qualcuno pretendesse di curare la polmonite con l’aspirina lo prenderemmo per matto. Eppure, nel 1628, nel Ducato di Milano avvenne all’incirca la stessa cosa. La carestia imperversava e il governo pensò a curare i sintomi, non la malattia: impose un limite al prezzo del pane, per mantenerlo accessibile a tutti, ma non fece nulla per aumentarne le scorte.

Scoppiò il finimondo: i cittadini galvanizzati fecero incetta di pane e farina, mentre i fornai non sapevano come sopravvivere, dato il grano si trovava solo a prezzo altissimo. Infine il governo capì che entro breve non ci sarebbe stato più pane da vendere e si rassegnò ad alzare i prezzi. Seguì una rivolta generale, che culminò nella distruzione di diversi forni.

Sarebbe facile fare dell’ironia, ma quello che Manzoni ci racconta è un pericolo ancora attuale. Non è raro che i governanti s’accontentino di soluzioni a corto raggio, giacché ciò che interessa è ottenere l’appoggio dei cittadini (possibilmente distruggendo quanto fatto dai governi precedenti, buono o cattivo che sia). Dall’altro lato l’opinione pubblica esige risposte immediate ai propri problemi, che vengano calate dall’alto e possano essere assorbite senza troppa fatica.

Ciò che fa difetto è, in entrambi i casi, la dimensione della durata: la consapevolezza che certi problemi possono essere risolti solo con azioni previdenti e graduali, attraverso la collaborazione di tutti. Del resto la nostra è notoriamente l’epoca dell’eterno presente, in cui si rischia di perdere non solo la memoria del passato ma anche quella del futuro, giacché il godimento immediato prevale sia sull’esperienza storica sia sui progetti per l’avvenire.

Certo oggi non capita spesso di imbattersi in feroci rivolte nelle nostre strade; tuttavia è facile riconoscere nelle dinamiche dei social quella stessa folla descritta dal Manzoni, la quale, bersagliata da informazioni contraddittorie e superficiali, oscilla di continuo da un estremo all’altro: “inclinati a una certa giustizia, come l’intendon loro, […] avidi ogni momento di sapere, di credere qualche cosa grossa, bisognosi di gridare, d’applaudire a qualcheduno, o d’urlargli dietro…” (Cap. XIII).

Nei Promessi sposi però c’è anche un esempio di buon governo, benché meno eclatante. La Repubblica di Venezia, persuasa dai messi provenienti da Bergamo, adotta per tempo l’unica soluzione ragionevole: incrementare le scorte di grano, importandolo dalla Turchia.

In seguito, per sopperire alla penuria di lavoranti dovuta alla peste, concede l’esenzione dalle tasse per dieci anni agli stranieri che si trasferiscono nel bergamasco, coinvolgendo così anche gli strati popolari nel processo di modernizzazione e crescita economica. È anche grazie a questo che Renzo riesce a migliorare la propria posizione sociale e ad adottare a sua volta soluzioni di lungo respiro: fondare una fabbrica propria e investire sull’educazione dei figli.

Così dimostra di aver assorbito la stessa previdenza del suo primo datore di lavoro, “un buon bergamascone all’antica”, capace di valutare non solo il profitto immediato, ma anche lo sviluppo futuro, e perciò abile nel costruirsi un patrimonio di “risorse umane” non meno che economiche. “Perché la carestia passa, e il negozio dura.” (Cap. XVII).

Parola pubblicata il 17 Ottobre 2023

L'italiano sostenibile - la Settimana della lingua italiana nel mondo 2023 (Polonia)

Su incarico dell'Istituto Italiano di Cultura di Cracovia, per la XXIII Settimana della lingua italiana nel mondo, da lunedì 16 a venerdì 20 ottobre vi proponiamo un ciclo di parole che contempla alcuni tagli del tema della sostenibilità ambientale (tema scelto dal Ministero per la Settimana), cercando i concetti che lo compongono nei meandri della nostra letteratura. La trattazione del termine è di Giorgio Moretti, gli approfondimenti letterari di Lucia Masetti.