Grillo

Parole bestiali

grìl-lo

Significato Nome comune di diversi insetti appartenenti all’ordine degli ortotteti e propriamente solo alla famiglia dei grillidi (anche se il nome è esteso spesso a tutto l’ordine)

Etimologia dal latino grillum, di origine onomatopeica.

  • «Ho tanti grilli per la testa.»

I grilli saltellano volentieri tra i nostri modi di dire: essere sveglio come un grillo, saltare come un grillo... In effetti la loro agilità è talmente nota da aver dato il nome anche al grilletto delle armi da fuoco.

Particolarmente enigmatica è l’espressione “Indovinala, grillo!”, detta in situazioni incerte e difficili da districare. Una voce popolare racconta che un figlio di Cosimo de’ Medici sfidò il giullare di corte, mastro Grillo, a indovinare cosa avesse in mano, dicendo: “Indovinala, Grillo!” Il giullare sospirò: “Povero Grillo, in che mani sei finito!” e risolse involontariamente l’indovinello, dato che l’oggetto misterioso era appunto un grillo.

Un’altra leggenda addita invece un tale dottor Grillo, che usava tenere in tasca varie ricette e, quando doveva prescrivere qualcosa a un malato, ne pescava una a caso borbottando: “Indovinala, Grillo”. Più probabilmente, però, l’espressione si deve a un antico gioco per ragazzi, che consisteva nel trarre pronostici dai movimenti di un grillo all’interno di un cerchio di numeri.

Da sempre, infatti, il grillo ha fama di portare fortuna. A Firenze gli è stata addirittura dedicata una festa, tenuta fin dal Rinascimento nel giorno dell’Ascensione. E non a caso: nella tradizione religiosa il grillo è un simbolo di resurrezione, dato che in inverno riposa sottoterra come larva e poi esce già formato in primavera.

In questa data si usava appunto raccogliere grilli in gabbiette, che venivano portate a casa come portafortuna. La stessa usanza c’era anche in Cina e Giappone, dove i grilli erano spesso tenuti come animali domestici (come insegna la Mulan della Disney). Alcune gabbiette erano addirittura cesellate in metalli preziosi, o progettate in modo da amplificare il frinire dell’animaletto.

Forse è per questa fama magica che Collodi scelse proprio un grillo parlante per rappresentare la coscienza di Pinocchio, un’immagine ormai diventata proverbiale. Un altro motivo è che il canto del grillo è assai insistente e difficile da ignorare (per la verità non si tratta di un canto, ma di una stridulazione, perché il suono è prodotto sfregando le ali, e ha lo scopo di attirare le signore grille).

Pare, tra l’altro, che una sorta di “grillo parlante” abiti davvero nel nostro cervello, precisamente nella corteccia prefrontale anteriore. All’università di Oxford hanno infatti scoperto che questa zona, coinvolta nei processi di decisione, rimane attiva anche dopo che la scelta è stata presa; continua cioè per diverso tempo a vagliare (a nostra insaputa) scenari alternativi, così da verificare se la decisione era effettivamente quella giusta.

Anche l’espressione “avere grilli per la testa” ha un fondo di verità scientifica. Ricercatori californiani hanno infatti individuato nel cervello umano dei jumping genes (alias trasposoni), delle sequenze di DNA che saltano da un punto all’altro del genoma, generando mutazioni. Ma suggestioni scientifiche a parte, da dove nasce quest’espressione?

A intuito si direbbe dall’analogia tra i grilli e le idee balzane. Tuttavia “grilli” erano dette anche le pitture scherzose, diffuse fin da prima di Cristo, che fondevano uomini e animali a scopo caricaturale. Nel medioevo i copisti meno zelanti presero per gioco a schizzare tali grilli ai margini dei manoscritti e le cattedrali li ospitarono spesso come immagini dei vizi. Divennero così l’emblema di pensieri strani e molesti, capaci di deviare le persone dalla retta via.

Il che, in verità, li rende gli esatti opposti del grillo parlante.

Parola pubblicata il 10 Aprile 2023

Parole bestiali - con Lucia e Andrea Masetti

Un lunedì su due, un viaggio nell'arcipelago dei nomi degli animali, in quello che significano per noi, nel modo in cui abitano la nostra vita e la nostra immaginazione.