Largheggiare

lar-gheg-già-re (io lar-ghég-gio)

Significato Essere prodigo, generoso

Etimologia da largo, che è dal latino largus ‘abbondante, generoso’, col suffisso frequentativo -eggiare.

Nel largheggiare, termine esso stesso largo, oltre che ricco e gioviale, conserviamo una porzione poetica essenziale e però recessiva dell’identità del nostro aggettivo largo.

Il latino largus è l’abbondante. Comunica un riferimento spaziale, dimensionale, proprio a partire da questa accezione — un po’ come il nostro ‘abbondante’ stesso. In sé è un termine che racconta ricchezza, copiosità (anche grassezza, studiosi eminenti annusano un possibile collegamento col laridum, ‘lardo’), ma ne fa anche un tratto psicologico. Il largus è (con significato rilevantissimo) il generoso, il munifico.

Anche noi parliamo di larghezza nello spendere, di persone larghe nel dare, ma non così di frequente. Il largo è per noi, in effetti, un termine che parla di una dimensione, e caratterizza poco dal punto di vista psicologico. Invece il largheggiare, oggi, è tutto generosità, prodigalità.

Un ramo analogo nasce dal largus, ed è quello dell’elargire. Che però è più serio, e ci parla di un dare che ha più il tratto di un concedere generosamente, un po’ più sforzato, un po’ più contato. Figuriamoci se si parla di largire e largizioni, ormai desuete. Il largheggiare, no.

Il largheggiare è sicuro, allegro e alacre con quel suffisso -eggiare che ce lo mostra come frequentativo, e quindi come atto specialmente caratterizzante. Il largheggiare è un’azione che si protrae e ripete in maniera solita, sia con tratti positivi di munificenza, sia con tratti di prodigalità da mani bucate. Quindi naturalmente potremo parlare della zia che largheggia offrendo sempre la cena, degli amici che largheggiano in regali.

Ma il largheggiare diventa in generale un non lesinare, un usare ampiamente, un diffondersi. La nonna con un bicchiere inizia a largheggiare coi proverbi, il commento largheggia in maniera sontuosa e noiosa, il film divertente largheggia di luoghi comuni, e servendo la pasta largheggio col parmigiano.

È un termine schietto, vivace, franco conio di una lingua italiana rinascimentale e rampante — la prima attestazione è di Leon Battista Alberti, grande innovatore della nostra lingua. Ciò nondimeno, è un termine profondo, perché sa ancora cogliere un elemento spaziale dalla nostra mente, quale ormai è la qualità del largo, e riproporcelo in un carattere umano — al modo in cui lo pensavano i nostri nonni latini tanto tempo fa.

Parola pubblicata il 08 Agosto 2020