Pesce

Parole bestiali

pé-sce

Significato Vertebrato acquatico a sangue freddo, dotato di pinne e branchie

Etimologia dal latino piscis.

  • «Lascia perdere, è un pesce piccolo.»

La prima cosa da sapere sui pesci è che non esistono. Più di 30.000 specie vengono definite popolarmente con questo termine per il solo fatto di possedere branchie e pinne, ma dal punto di vista zoologico è una categoria senza significato.

Per giunta, anche ammesso che esistano, i pesci non sono così sani né così muti come vuole la tradizione. Le malattie sono frequenti tra loro come tra gli animali di terra, benché siano meno visibili. Quanto al mutismo, in realtà gran parte dei pesci sono diversamente parlanti: c’è chi produce suoni con la vescica natatoria, chi con le pinne, chi con altro ancora. E così se la intendono piuttosto bene.

Del resto non stupisce che le nostre conoscenze sui pinnuti siano tanto imprecise. Anche con gli strumenti moderni le distese d’acqua restano in gran parte inesplorate: una ricerca del 2011 stimava che il 90% della fauna sottomarina (circa 2 milioni di specie) fosse ancora da scoprire, e da allora nuove specie hanno continuato a spuntare sui nostri libri al ritmo di 2000 l’anno.

Eppure, proprio perché il mondo sottomarino ci è così estraneo, abbiamo fatto tutto il possibile per rendercelo più famigliare, ricorrendo anche a uno degli strumenti linguistici più potenti che possediamo: la metafora.

Perciò vagabondando per i mari può capitare di imbattersi non solo in un pesce-cane o un pesce-spada, ma anche in un merlo di mare (“merluzzo”), un piccolo asino (“n-asello”), una suola di scarpa (“sogliola”) o un mantello (“manta”). Un pesciolino che si attacca al fondo delle navi, e che perciò si pensava potesse rallentarne il corso, ha preso il poetico nome di “remora”. E un altro pesce – d’acqua dolce stavolta – ha meritato persino d’esser chiamato con un nome di persona: Lucio, da cui luccio.

La lingua però ha fatto da ponte anche in senso inverso, trasformando l’alieno mondo oceanico in uno specchio del nostro: se qualcuno si trova a disagio in un ambiente estraneo è un pesce fuor d’acqua, i delinquenti si dividono in pesci grossi e pesci piccoli, mentre un ladro di dati informatici pratica il phishing, ossia la pesca (dall’inglese fish, pesce).

Molto studiato in psicologia è inoltre l’“effetto pesce grosso in pozza piccola” (BFLPE), basato sul fatto che ciascuno costruisce la propria immagine di sé nel confronto con i pari. Da qui la sorprendente conclusione: uno studente dotato raggiunge più facilmente il successo accademico e professionale se è circondato da compagni meno capaci di lui; al contrario, se viene trasferito in una scuola per piccoli geni, la probabilità che abbandoni gli studi si alza sensibilmente.

Com’è noto il pesce ha assunto persino un’aura metafisica, diventando prima un segno astrologico e poi un simbolo cristiano, dato che il suo nome greco (ichthys) poteva essere letto come l’acrostico di Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore.

E il pesce d’aprile? Secondo una popolare teoria nacque nel 1500, quando il re di Francia spostò il capodanno da aprile a gennaio; da qui l’abitudine di scambiarsi finti regali nel giorno del vecchio capodanno, quando il sole si trova nel segno dei Pesci. La spiegazione però sembra priva di solide basi storiche: che sia lei stessa un pesce d’aprile?

Comunque sia, è indubbio che vi sia da sempre un rapporto speciale tra i pesci e la nostra lingua… in entrambi i sensi del termine.

Parola pubblicata il 04 Luglio 2022

Parole bestiali - con Lucia e Andrea Masetti

Un lunedì su due, un viaggio nell'arcipelago dei nomi degli animali, in quello che significano per noi, nel modo in cui abitano la nostra vita e la nostra immaginazione.