Rinnovellare

rin-no-vel-là-re (io rin-no-vèl-lo)

Significato Rinnovare; rivivere, ricordare; ripetere

Etimologia dal latino renovellare ‘rinnovare’, da novellus ‘novello’, con prefisso re- ‘indietro, di nuovo’.

  • «È una sfida che rinnovella entusiasmi passati.»

È pur sempre un conte: anche se sta sollevando la bocca da un pasto orrendamente feroce, prima di rispondere al pellegrino che gli ha rivolto una domanda, conserva la cura galante di pulirsela — in questo caso, pulirsela ai capelli del cranio che sta rodendo. E poi comincia, chiarendo che rispondere a questa domanda gli costa molto, perché gli ravviva, gli rinnova, gli fa rivivere un dolore disperato che gli preme sul cuore al solo pensiero, prima ancora di iniziare a parlare. Ma parlerà, e piangerà insieme, se la risposta darà seme che frutterà infamia alla persona, al traditore che rode e roderà per sempre. O per dirla meglio:

La bocca sollevò dal fiero pasto
quel peccator, forbendola a’capelli
del capo ch’elli avea di retro guasto.

Poi cominciò: «Tu vuo’ ch’io rinovelli
disperato dolor che ’l cor mi preme
già pur pensando, pria ch’io ne favelli.

Ma se le mie parole esser dien seme
che frutti infamia al traditor ch’i’ rodo,
parlar e lagrimar vedrai insieme.
[...]»

Così inizia il XXXIII canto dell’Inferno, in cui il Conte Ugolino rende a Dante il suo straziante racconto. (Scusa l’inizio lungo, ma le rose più belle non si possono tagliare che col gambo.) Fra tutte le immagini di forza lacerante che queste terzine ci offrono, le grazie cortesi spiccano, anche nel modo di parlare — e in quel ‘rinovelli’, variante antica e letteraria di ‘rinnovellare’, troviamo una sintesi delicatissima e tremenda di ciò che Ugolino si appresta a fare per il poeta.

Non siamo davanti a un verbo di quelli che Dante prende in prestito dal latino, adatta e inserisce nella sua caleidoscopica ipotesi di lingua italiana. ‘Rinnovellare’ è un verbo popolare, che è stato conservato nell’uso della nazione dalla tarda antichità per tutto il medioevo — ma dobbiamo aggiungere una circostanza. Il latino tardo renovellare non era solo un ‘rinnovare’, ma specificamente un ‘rinnovare una vigna’. Una specializzazione da cui poi si riespande a un ‘rinnovare’ ampio e versatile, ma che ha avuto il pregio di conservarlo nell’uso corrente e di dargli un fondamento concreto, la base di un’immagine forte nel carattere di un nuovo che cresce, del lavoro che lo determina.

Nel rinnovellare, per noi del III millennio, c’è la bizzarria di quel ‘novello’, con cui abbiamo perso contatto sempre più nell’ultimo secolo. Ci resta il vino novello, la buona novella, la novella da leggere. Però è la gemma apicale dell’antichissimo diminutivo di novus — un ‘giovane’ che si adattava prima di tutto ad animali e piante (di qui troviamo il passo che ci porta alla vigna).
Una bizzarria delicatissima e graziosa: il rinnovellare si è prestato a declinare il suo senso principale in molti significati. È stato un ‘redimere’ — un’estensione non meno che struggente: sentiamo che impressione ci fa parlare di un percorso che rinnovella, di un amore che rinnovella. È un mutamento (letteralmente, ora sappiamo) radicale: si rinnovella la comunità dopo la profonda presa di coscienza, si rinnovella un paradigma scientifico. Non sono rinnovi o rinnovamenti scontati, senza vibrazioni, da contratto o da arredamento.

Ma riavvicinando l’orecchio a Ugolino (attenzione che morde), abbiamo anche un rinnovellare che è un richiamare alla mente e al cuore — e in questa veste è un verbo di intelligenza fulminante. Richiamare, rievocare nella memoria non significa recuperare un ricordo come farebbe verbatim una memoria digitale: ogni volta che apriamo un cassetto della memoria riscriviamo quella memoria, che torna viva, nuova, per essere subito ripiantata, in un ciclo continuo e inevitabile di alterazioni. Nella nostra mente c’è una vigna di ricordi che renovellamus sempre.
Così si rinnovellano sentimenti, affetti, pensieri, rendendoli di nuovo presenti nell’animo. Una musica sentita anni fa rinnovella all’improvviso un momento particolare della mia vita, un cambiamento lavorativo radicale rinnovella passioni e slanci che abbiamo già vissuto. E non solo, la dimensione può essere quella di un compiere: posso alzare il telefono per rinnovellare delle cene che tempo fa facevamo, rinnovellare richieste che non voglio cadano nel vuoto, mentre il paese rinnovella una sagra abbandonata da lungo tempo.

Ma a cascata la primavera rinnovella piante che sembravano morte, nuove nascite rinnovellano le famiglie: l’estensione del rinnovellare non è minore del rinnovare. Eppure la prospettiva è più profonda e insieme più leggera (quel diminutivo si sente sempre...).
Certo è una parola piuttosto rara: ma ha ancora il privilegio di essere completamente trasparente, accessibile — e quindi noi abbiamo il privilegio di poterla usare tranquillamente, quando vogliamo parlare di stati che si ripresentano, che si rievocano, che si riscrivono. Una vera meraviglia.

Parola pubblicata il 25 Novembre 2023