Svillaneggiare
svil-la-neg-già-re (io svil-la-nég-gio)
Significato Coprire di villanie
Etimologia da villano ‘contadino’, col prefisso s- e il suffisso verbale -eggiare.
- «Quando hai finito di svillaneggiarmi te ne puoi andare.»
Parola pubblicata il 07 Dicembre 2024
Come si fa anche solo a pensare di attraversare la vita senza questa parola in punta di lingua? Lo svillaneggiare è un cardine umano e morale di prim’ordine, per una quantità di ragioni che adesso vediamo, e che forse ci aiuteranno a dargli il podio che gli spetta.
‘Offendere’. Che contegno serio e compreso. ‘Ingiuriare’. Che contegno serio e compreso. ‘Insultare’. Che contegno serio e compreso. Siamo d’accordo che il rispetto reciproco debba trionfare, ma possiamo contemplare un coprire di beffe, di ridicolo e di villanie che sia più dinamico, vitale, meno serio? Posto che il fenomeno esiste e che non passiamo tutta la vita a fare girotondi in lieta amicizia, avere una parola capace di rappresentarlo con minore gravità, con minor dramma, è essenziale.
Lo svillaneggiare prende le mosse dalla villania, la scortesia offensiva che secondo l’antica concezione era tipica del villano, cioè del contadino — opposto all’urbano, che è civile, educato, cortese. Quindi abbiamo un genere di offesa radicalmente grezza, ma concepita in maniera elevata e distaccata — perché il villano è considerato villano da chi non è villano.
Il tocco magistrale maturato dalla lingua è il prefisso s-, che nella sua sintesi totale sa derivare, iterare e intensificare; combinato al quello stupefacente suffisso verbale che è l’-eggiare, che fa dell’atto un comportamento, noi abbiamo non un’azione isolata, netta, statuaria, ma un’intera situazione, con reiterazioni, variazioni, riprese, esagerazioni: questo è il potere sovrano dello svillaneggiare, che sa dipingere come un Giotto non ha mai saputo (è una parola le cui prime attestazioni sono nei decenni in cui il Maestro fu al suo acme — primo Trecento).
In tutto questo, un altro punto essenziale è che lo svillaneggiare resta di contenuto versatile. Un ridicolizzare, un beffare, anche un molestare, hanno tutti un contenuto più rigido, un modo più rigido. Lo svillaneggiare piroetta come vuole.
Mi svillaneggia l’amica mentre sto perdendo malamente al gioco da tavolo; svillaneggio a gran voce chi per strada mi ha fatto un torto particolarmente cretino; e le domande del giornalista svillaneggiano l’intervistata. È un maltrattare rozzo ma colto in modo erudito, diminuito nella sua pericolosità ma non nella sua complessità e ricchezza di circostanze.
Svillaneggiarsi ha una caratura umana molto spicciola e reale, di registro raffinato ma lontana dal sussiego — una gran bella moneta, da spendere.