Verace
ve-rà-ce
Significato Vero, privo di falsità, sincero; genuino, tipico
Etimologia voce dotta recuperata dal latino verax, derivato di verum su modello di fallax e di mendax.
Parola pubblicata il 07 Luglio 2021
ve-rà-ce
Significato Vero, privo di falsità, sincero; genuino, tipico
Etimologia voce dotta recuperata dal latino verax, derivato di verum su modello di fallax e di mendax.
Parola pubblicata il 07 Luglio 2021
L’amica spiega le sue qualità di ospite dicendosi napoletana verace, e la pescivendola ci consiglia squisite vongole veraci (che ci vende poi a peso d’oro). Questi casi d’uso quasi esauriscono il verace, ai nostri giorni — una contrazione estremamente interessante di un concetto enorme e tornito in maniera eccezionale, pronto a riespandersi.
L’inizio è facile: il verace è il vero. Lineare. Anzi, il verax latino è costruito a rinforzo del vero: infatti è modellato sul fallax e sul mendax. Insomma, per marcare meglio l’antitesi diretta col vero di mendace e fallace si idea il verace.
E infatti fin dagli albori della nostra lingua (figuriamoci, la prima attestazione è in Brunetto Latini, maestro di Dante) viene recuperato come voce dotta con tutti i significati di ‘vero’: si parla di una fede verace, di un amore verace, di una descrizione verace, di un racconto, di una testimonianza verace — in declinazioni di autenticità, di sincerità e di realtà che fronteggiano le falsità illusorie e ingannevoli di fallacia e mendacia.
Il tratto caratteristico che però emerge da questa parola (e che in una certa misura la discosta e distingue dal vero basilare) è la presenza in massimo grado dei tratti di autenticità e di realtà. Non diciamo che il verace è un verissimo superlativo, ma la via è quella: una massima espressione.
Di qui il passo verso il tratto geografico tipico e genuino è breve. Il verace è un vero che esprime la sua autenticità sincera e concreta nella maniera più chiara e compiuta: così se parlo di un chianti verace indico una qualità di profonda, schietta ed evidente coerenza coi caratteri tradizionali di questo vino, se parlo di un fiorentino verace ne sottendo l’umiltà naturale, l’apertura e l’eleganza compassata nel parlare, e la Sacher verace che mi servono nella pasticceria tirolese è fondata su ingredienti eletti.
Questa piega di significato è in particolare comune al meridione — la qualità del ‘napoletano verace’ è diventata paradigmatica, e anzi, come dicevamo, è una locuzione che ha occupato quasi tutto l’uso di ‘verace’. Ma è un significato potente, che attinge a quel senso di vero in massimo grado che il verace ha testimoniato nella storia della nostra lingua.
E le vongole veraci? Esse sono uno sprone morale e intellettuale, che ci invita a tenere a mente che non è veracemente verace tutto ciò che è detto verace: infatti possono essere vendute come ‘vongole veraci’ non solo quelle della specie mediterrranea Ruditapes decussatus (che intendevano distinguersi da altri molluschi simili usati spesso a mo’ di vongola), ma anche le Ruditapes philippinarum, note comunemente come ‘vongole veraci delle Filippine’ o — meraviglia della lingua! — ‘false vongole veraci’.