Australopiteco

Le parole dei dinosauri

au-stra-lo-pi-tè-co

Significato Nome comune degli ominidi fossili del genere Australopithecus

Etimologia parola composta dal latino australis, in riferimento all’emisfero meridionale della Terra, e dal greco pithekos ‘scimmia’: ‘scimmia del sud’.

  • «L'australopiteco soprannominato 'Lucy' prese il nome da una canzone dei Beatles.»

La storia dell'umanità a partire dai suoi antenati scimmieschi è un complesso ed eterogeneo mosaico di testimonianze fossili distribuite nell'ultima mezza dozzina di milioni di anni. Molto più breve, ma non meno complessa e disomogenea, è la vicenda di come l'uomo moderno abbia realizzato l'esistenza e cercato di decifrare il significato di quella medesima storia, scritta nei fossili.

L'origine dell'uomo ha la peculiarità di essere l'unico ambito della paleontologia in cui il soggetto osservante e l'oggetto osservato coincidono, e ciò carica pesantemente, con innumerevoli conseguenze, quella che dovrebbe essere niente più che l'ennesima indagine su un gruppo di mammiferi tra i tanti che hanno popolato questo pianeta. Conseguenze che vanno ben oltre la scienza geologica. A noi non basta ricostruire la storia umana, ma pretendiamo di darle un significato speciale, un senso superiore, un fine ed una morale. Pertanto, i fossili umani sono, volenti o nolenti, molto più che semplici fossili, ma ci paiono alfieri predestinati di un'epopea che conduce a noi. Persino il nome che attribuiamo a questi fossili non è più solamente un termine tecnico, puramente descrittivo o identificativo, ma è caricato di significati, allude ed implica, rimanda e connota la visione della vita, lo spirito del tempo, la cornice filosofica ed ideologica di chi lo conia.

Un caso esemplare risale ad un secolo fa. A quel tempo, i pochi resti fossili umani conosciuti erano sostanzialmente di tipo ‘moderno’, ovvero molto simili alla specie attuale, e risalenti a non più di qualche decina di migliaia di anni fa. Cosa fosse esistito prima, ad esempio un milione di anni fa, era del tutto ipotetico. La visione allora dominante sull'evoluzione umana riteneva che il tratto più distintivo della nostra stirpe, che la differenziò dalle altre scimmie, fosse l'espansione del cervello. Secondo quella ipotesi, in origine gli antenati dell'uomo erano scimmie quadrupedi, fisicamente indistinguibili dalle grandi scimmie odierne, tranne che per avere il cervello di dimensioni molto maggiori, e quindi un'intelligenza superiore. Guidato dal suo intelletto più elevato, solo in seguito l'antico scimmione nostro antenato si sollevò sulle sole gambe, assumendo la stazione eretta e acquisendo l'uso delle mani artefici di strumenti. Questo scenario, tanto popolare quanto del tutto ipotetico, privo di prove e basato solo sull'arbitrario desiderio di elevare il cervello a primo motore del progresso umano, fu messo in crisi nel 1924 da una scoperta in Sud Africa. Fu rinvenuto il cranio fossile di un primate caratterizzato da un cervello ridotto, ancora di tipo scimmiesco, ma dotato già degli adattamenti chiave che permettono la condizione bipede ed eretta tipica di noi umani. In pratica, questo fossile, vecchio di due milioni di anni, dimostrava che la storia umana era iniziata in modo completamente diverso da come ritenuto fino ad allora: l'andatura bipede era comparsa per prima, era stata la prima innovazione che ci aveva differenziato dalle altre scimmie, e solo dopo, molto dopo, il cervello avrebbe iniziato ad espandere in dimensioni e complessità. A questo fossile, trovato in Sud Africa, fu dato il nome di Australopiteco: la ‘scimmia del sud’.

Il termine ‘scimmia’ non fu scelto a caso, ma sottolineava l'incertezza iniziale degli studiosi nel considerare questa creatura un legittimo precursore dell'uomo. L'australopiteco smentiva così platealmente lo scenario evolutivo preferito a quel tempo, che parve saggio stemperarne la carica rivoluzionaria evitando di battezzarlo con nomi che rimandassero esplicitamente all'uomo (come ‘australantropo’, con l’elemento anthropos allora in voga per comporre i nomi dei nostri antenati). Per molti studiosi, la ‘scimmia del sud’ era solamente un bizzarro scimpanzé che camminava su due gambe, e con quel piccolo cervello non poteva in alcun modo essere legata alle nostre origini.

Solo pochi ricercatori capirono immediatamente la portata rivoluzionaria di quella scoperta. Occorrerà la scoperta di un altro australopiteco, questa volta in Etiopia, mezzo secolo dopo, soprannominato ‘Lucy’, per sancire definitivamente il valore del primo fossile trovato nel 1924. Oggi, tutti sono concordi che le ‘scimmie del sud’ siano nostri precursori, antichi ominidi pienamente legittimati ad essere annoverati tra i nostri antenati.

Il nome ‘australopiteco’ rimane come monito per ricordarci che le prove dirette raccolte dagli strati della Terra hanno l'ultima parola per stabilire se le nostre ipotesi siano valide descrizioni della realtà oppure siano la manifestazione dei nostri pregiudizi più profondi.

Parola pubblicata il 31 Marzo 2025

Le parole dei dinosauri - con Andrea Cau

Sono parole complesse, difficili da comprendere, dalle storie magnetiche e sconosciute... e che però sono anche parole dell'infanzia, parole che continuano a risuonare lungo tutta la nostra vita. Sono le parole dei dinosauri e della paleontologia, e con Andrea Cau, paleontologo e divulgatore, autore della serie di libri "La rivoluzione piumata", ne scaveremo una un lunedì su due.