Guglia

Leopardi spiega parole

gù-glia

Significato Motivo architettonico a sviluppo verticale di forma lunga e stretta, generalmente sovrapposto come ornamento a campanili o simili strutture; formazione rocciosa sottile e appuntita, che si erge isolata

Etimologia aferesi dell’antico italiano agùglia ‘ago, obelisco, piramide’, che probabilmente attraverso il provenzale agulha deriva dal latino acùcula, forma diminutiva di acus ‘ago, oggetto appuntito’.

  • «Ho scoperto che la guglia più alta del mondo è quella della Cattedrale di Ulm, in Germania»

Le rose, gli archi, i colorati vetri,
gli scolpiti guerrier sul pavimento,
i grifoni, le sfingi, e a cento a cento
su lanciati nell´aria i bianchi spetri,
e le frecce, e le guglie, e i gravi e tetri
pinacoli, e de´ bronzi il piagner lento:
tutto è un raggio di sol, tutto è un concento
d´umani sogni e di celesti metri.

Giovanni Prati, Cattedrale

In quest’asindetica e opulenta descrizione di una tipica cattedrale in stile gotico, non poteva certo mancare il riferimento alla guglia, uno dei motivi architettonici più caratteristici di questo genere di edifici, che contribuisce a conferire loro quel tipico aspetto imponente, maestoso, severo.

Le vediamo così svettare impavide e tenaci verso i cieli di tutta Europa, sopra borghi e città, in aperta campagna o lungo le coste, persino su isole e isolotti, create affinché fossero sempre puntate verso l’alto come delle frecce, dei segnali, ponti tra la terra e il Cielo che ricordassero agli uomini quale fosse la sola e vera destinazione dell’esistenza.

Non a caso proprio come “freccia” è da sempre definita una delle più celebri guglie europee, l’iconica Flèche parigina che dalla Cattedrale di Notre-Dame ha vegliato per secoli sulla capitale francese, fino all’incendio che l’ha portata via pochi anni fa.

Vista della Flèche della Cathédrale métropolitaine Notre-Dame di Parigi, prima dell’incendio del 2019.


Una volta rientrati nei confini nazionali, potremmo farci invece accompagnare dalle parole di Verga attraverso un viaggio nella campagna lombarda di fine Ottocento, e dai vagoni di un treno diretto in città scorgere in lontananza l’ergersi glorioso della più alta delle guglie del Duomo milanese, che si staglia sul paesaggio innevato dintorno e apre alla mente l’immagine della calda frenesia urbana:

Sicché finalmente appena nella sconfinata pianura bianca, fra tutte quelle linee uniformi, vi appare nel cielo smorto la guglia bianca del Duomo, il vostro pensiero si rifugia frettoloso nella vita allegra della grande città (…).

Giovanni Verga, I dintorni di Milano

Ma non solo stile gotico: come non ricordare infatti le eccelse e stravaganti guglie liberty della Sagrada Familia con cui Antoni Gaudì ambiva a raggiungere e commuovere gli angeli stessi.

Templo Expiatorio de la Sagrada Familia, Barcellona.


È proprio in tale sua forma svettante e acuminata che va rintracciata l’origine di questa voce che, seppur comune, ci svela un’interessante storia familiare.
Tutto ha inizio dal latino acus ‘ago, spillone’ da cui si è formato il diminutivo aculeus, che indicava più specificamente il pungiglione degli animali o la spina delle piante. È un diminutivo del genere, acùcula, a originare l’italiano aguglia, voce anticamente molto diffusa che racchiudeva da un lato il significato stesso di ago — da cucito oppure quello della calamita —, dall’altro quello più esteso di piramide, obelisco, insomma di una struttura architettoniche che nella sua forma slanciata e aguzza rievoca la sagoma dell’ago, o dell’aculeo.

Quando con il fenomeno dell’aferesi venne a crearsi la voce guglia, essa si affermò quasi esclusivamente con questa seconda accezione architettonica, che venne poi via via ad affinarsi: col tempo si è infatti scollata dall’identità semantica con piramidi e obelischi, venendo ad assumere quel significato precipuo che mantiene tutt’ora.
Interessante in questo senso la definizione data nell’ultima edizione del Vocabolario della Crusca, che va proprio a sottolineare tale attenta differenziazione: “Guglia: corpo solido di forma piramidale, ma assai più svelto della piramide, e meno dell’obelisco”.

In quel suggestivo gioco di corrispondenze che esiste tra le mirabili opere della natura e le creazioni dell’estro umano, avviene spesso che le une prendano il nome dalle altre, e viceversa.
Così accade per questa nostra parola, che ai frequentatori delle vette alpine avrà forse ricordato alcune celebri vie per esperti arrampicatori che alle ascese sui gradini di duomi e campanili preferiscono quelle lungo crinali delle guglie montane.

Guglia De Amicis, torre di 60 metri che sorge sulle Alpi dolomitiche


Leopardi ci parla di questa parola inserendola tra le fila dei diminutivi positivati, gruppo alquanto gremito a cui spesso fa riferimento: nate da una forma diminutiva (in questo caso individuato da lui nel latino aculeus, ma più probabilmente dalla forma acùcula mediata dal provenzale) queste voci si sono poi affermate con un loro significato proprio, nient’affatto minuto. E mai fu vero come in questo caso!
Una parola che nel suo DNA custodisce insieme i geni della proverbialmente estrema piccolezza dell’ago e quelli della ciclopica maestosità delle montagne, e che si è cristallizzata nella solennità di quelle guglie che da secoli sorreggono i cieli di tutto il nostro continente.

Parola pubblicata il 26 Dicembre 2022

Leopardi spiega parole - con Andrea Maltoni

Giacomo Leopardi, oltre ad essere un grande poeta, ha osservato e commentato esplicitamente molte parole della nostra lingua. Andrea Maltoni, dottoressa in filologia, in questo ciclo ci racconterà parole facendolo intervenire.