Inverecondo
in-ve-re-cón-do
Significato Impudico; sfacciato, spudorato
Etimologia voce dotta recuperata dal latino inverecundus derivato di verecundus ‘verecondo’, a sua volta da vereri ‘aver timore, rispettare’, col prefisso negativo in-.
- «Mi hanno fatto un prezzo inverecondo.»
Parola pubblicata il 12 Settembre 2024
La chiave di lettura data dal sentimento della verecondia si è fatta via via desueta. Certo la sobrietà discreta, il pudore, il rifuggire ciò che è sconveniente continuano a esistere, e anzi sono atteggiamenti che conservano un solido spazio di apprezzamento. Ma il vereri latino ci imposta la prospettiva di un ‘aver timore’, e oggi forse ci piace leggere queste tendenze più come una finezza personale e di mondo, contrapposta alla volgarità, piuttosto che come timore erubescente che tiene la testa bassa.
Ora, l’inverecondo sarebbe un semplice negativo del verecondo, senza grandi complessità; se non che ha subito un temperamento estremamente interessante, che lo rende adatto anche a superare il tramonto della categoria della verecondia in senso stretto.
Naturalmente emerge in quel senso, e quindi l’inverecondo è l’immodesto, l’impudico, lo sfrontato. Posso parlare delle battute invereconde che a tavola aumentano insieme alle bottiglie vuote, delle allusioni invereconde che mi vengono rivolte, degli abiti inverecondi che abbiamo visto addosso a chi presentava la manifestazione. È una via che, alzando i toni, ci conduce fino al turpe, al vergognoso, a ciò che offende la morale.
Ma se tratteniamo lo slancio verso ciò che è veramente sconcio e osceno, se cerchiamo di leggere il verecondo secondo una logica di modo, di temperanza e di levatura, l’inverecondo si fa indiscreto — si asciuga nello sfacciato e nello spudorato. Pensiamo a un’invereconda brama di ricchezza, all’inverecondo risultato del restauro che palesa un’incompetenza totale, all’invereconda compiacenza di un giornale rispetto all’opera di una parte politica.
Certo, sono casi in cui possiamo usare anche quelle altre parole: la brama può essere sconcia, il restauro può essere osceno, la compiacenza può essere turpe e vergognosa. Ma qui la cifra speciale, che rende insostituibile l’inverecondo, è proprio il ribaltamento della verecondia. L’inverecondo, nel dire ciò che dice, è compassato e misurato quanto il verecondo, e proprio con la sua misura (e forse l’ironia della desuetudine) riesce a mostrare il tratto grottesco del basso e dello smodato.
Insomma, parlare di un’ingerenza vergognosa o oscena o sfacciata è molto esplicito, squaderna il fatto con un tratto urgente che può essere considerato sussiegoso o esagerato. Se invece parlo di un’ingerenza invereconda, anche se magari adombro un grado non dissimile di turpitudine, è chiaro che sto contenendo il giudizio senza sbavature, e che ci sto trovando dentro una dose di bislacco.
Il risultato è una risorsa di raffinatezza formidabile, che sa dare un tono sottile, ricco e chiaro al nostro discorso.