Rodere

Leopardi spiega parole

ró-de-re (io ródo)

Significato Rosicchiare con i denti o con altri mezzi; sgranocchiare, mangiare; deteriorare, consumare a poco a poco, logorare; affliggere, tormentare, angustiare; nel linguaggio regionale, provocare dispiacere o risentimento per un insuccesso personale o per invidia

Etimologia dal verbo latino ròdere ‘rosicchiare, corrodere, consumare’.

  • «Si vede che c’è qualcosa che ti rode dentro.»

Ancor io, giovinetta, una fiorita
di mammole e di rose ebbi nel cuore
e m'era dolce assai tuo venimento
e m'era triste assai tua dipartita;
non oggi, o Primavera, ché il Dolore
come tarlo nel cuor rodere io sento
quasi per demoniaco incantamento.

Sergio Corazzini, Ballata della Primavera

Spesso ci si imbatte nel verbo rodere associato all’azione corrosiva dei tarli e non di rado, come in questo caso, tale associazione si piega alla metafora: a ricevere il triste trattamento non il legno ma il cuore.

Rodere è primariamente un verbo del mondo animale: indica l’atto di mordicchiare a poco a poco, del rosicchiare con i denti, se parliamo di topi o altri mammiferi (“il cane ha roso l’osso intero”), oppure con altri mezzi se si parla di insetti, volatili, ecc. (“l’avvoltoio rodeva la carcassa della zebra”).
Si è poi esteso anche all’uomo, per indicare scherzosamente l’atto di mangiare a piccoli morsi, di sgranocchiare qualcosa: “vuoi qualcosa da rodere mentre aspettiamo gli altri?”.

È questo suo agire gradualmente ad accomunare tale accezione di rodere con quella che lo vuole sinonimo di verbi quali deteriorare, consumare, erodere (che da rodere evidentemente deriva): l’idea di un’azione lenta ma logorante, irreversibilmente efficace, che toglie via pian piano, pezzo per pezzo.
Rispetto ai suoi sinonimi è sicuramente meno diffuso nel linguaggio comune, mentre ne troviamo testimonianza maggiore in poesia. Eccolo descrivere l’azione erosiva del tempo “è roso / il mio scudo dagli anni” (M. Cesarotti, Poesie di Ossian), oppure quella meccanica di taluni oggetti “quando s'udì l'ingorda sega un giorno / rodere rauca torno torno il tronco” (G. Pascoli, Canti di Castelvecchio), ma più spesso quella dell’acqua, che nel suo scorrere determinata e senza posa esprime forse l’abito più elegante del rodere:

Rapido fiume, che d'alpestra vena,
rodendo intorno, onde 'l tuo nome prendi,
notte e dì meco desioso scendi.

Francesco Petrarca, RVF

Qui Petrarca suggerisce persino un’etimologia – piuttosto fantasiosa – per il nome del fiume Rodano come derivato dal verbo che descrive l’azione erosiva con cui esso forgia via via il proprio letto.

Il movimento stillicida espresso dalle varie accezioni del rodere è certamente ciò che gli ha aperto la strada per numerose apparizioni in ambito metaforico. Dall’idea di un’erosione non solto fisica ma anche interiore, dell’anima, il verbo è andato ad assumere significati quali struggere, travagliare, angustiare, sia in forma transitiva (“è roso dall’invidia”) che con il riflessivo (“rodersi dalla gelosia”, “era rimaso fieramente turbato e tutto in se medesimo si rodea (G. Boccaccio, Decameron)).

Quest’evoluzione metaforica sembra essere stata una faccenda dell’italiano: in latino il verbo rodere comprendeva solamente i primi due significati, il rosicchiare e il consumare, che ritroviamo testimoniati nelle varie voci italiane nate dalla pianta del rodere, quali corrodere, erodere, rosicare e i sostantivi roditore e ratto.

C’è tuttavia un altro significato nascosto tra le trame di questo verbo, che non risulta citato in nessun vocabolario ma che è sotteso ad un’espressione piuttosto comune nel vernacolo romanesco: “ma che te rode?”, dove è da sott’intendere la parte del corpo colpita dal pizzicore…
Segnala Leopardi:


[…] Dove s’ingannerebbe chi credesse che Celso volesse per rodere intendere lo stesso che erodere, poiché 1. egli usa sempre questo secondo quando si tratta di significare corrosione, 2. negli esempi che addurrò - dove si vede il passivo di rodere - l’accompagnamento delle altre parole mostra che non si tratta di corrosione ma di prurito.

Commentando alcuni passaggi dell’opera di Aulo Cornelio Celso, enciclopedista e medico romano, Leopardi nota come egli utilizzi in più luoghi il verbo latino rodere con il significato di prudere e appunta che quest’accezione, di cui non si trova alcuna menzione, andrebbe dunque aggiunta ai vocabolari latini.

È davvero interessante quindi ritrovarne delle tracce nella colorita espressione romanesca con cui si esprime quel sentimento di dispiacere e di risentimento determinato da un qualche insuccesso personale o anche da una certa invidia per qualcosa: “Le rode di non poter venire alla festa”.

Un verbo dalle sonorità corrosive che sa parlare di faccende animali come di quelle umane, che può raccontare tanto l’azione erosiva degli elementi quanto quella che logora i più remoti recessi del cuore, e che riesce anche far sorridere con quella vivacità un po’ grezza che sanno regalare solamente le espressioni dialettali.

Parola pubblicata il 17 Aprile 2023

Leopardi spiega parole - con Andrea Maltoni

Giacomo Leopardi, oltre ad essere un grande poeta, ha osservato e commentato esplicitamente molte parole della nostra lingua. Andrea Maltoni, dottoressa in filologia, in questo ciclo ci racconterà parole facendolo intervenire.