Frenesia

fre-ne-sì-a

Significato Stato di grande entusiasmo ed eccitazione, manifestazione di furore, desiderio irragionevole, smanioso, brama senza requie

Etimologia attraverso il latino medievale phrenesia, dal latino classico phrenésis ‘delirio, follia’, derivato del greco phrén, ‘mente, intelletto’, ma propriamente ‘diaframma’.

  • «Siamo all'apice della frenesia per gli acquisti natalizi.»

Essere in preda alla frenesia, per noi, significa generalmente avere un comportamento concitato ed energico fino all’eccitazione, oppure avere una brama che non può essere repressa. Talvolta questo termine viene anche usato per descrivere mode che investono la società, soprattutto nel linguaggio giornalistico: la frenesia dei balli da sala, la frenesia del Fantasanremo, la frenesia del calciomercato. Sono espressioni un po’ trite, per una parola che per sua natura è vibrante, corrusca, e forte di richiami antichi.

Partiamo dal linguaggio medico: ad oggi frenesia non è un termine tecnico, ma lo è stato in passato. Serviva ad indicare gli stati di eccitazione e di delirio, che rasentavano il furore. La medicina si è evoluta, la psichiatria in questo caso specifico, e si è stati in grado di catalogare con maggiore precisione le varie manifestazioni di eccitamento senza requie, dando meglio a ciascun fenomeno un nome e una causa.
In ogni caso, il riferimento etimologico su cui è imperniata la frenesia, che come vedremo custodisce degli scorci importanti, ha avuto successo con diverse altre parole del campo, anche se praticamente tutte ormai tramontate — lo psichiatra è anche stato detto freniatra, la frenologia è stata una popolare teoria medica ottocentesca, il frenocomio era il manicomio eccetera.

Veniamo giusto all’etimologia. In prima battuta ci porta nel latino medievale, con phrenesia, da lì verso il latino classico, phrenésis, ‘delirio, follia’, che deriva dal greco phrén, che aspettiamo un istante a tradurre con ‘mente’.
Phrén racchiude un concetto che lo studioso britannico Richard Broxton Onians ha delineato nel lavoro più importante della sua carriera, il saggio Le origini del pensiero europeo’. Gli antichi Greci concepivano la capacità di pensiero, l’intelletto (nous) intrinsecamente legata alla parola (logos). Non c’era pensiero, senza parola (concetto che da queste parti ci è particolarmente caro). Ma la parola, come ente, era indissolubile dai mezzi fisici che ne permettevano l’esistenza, il proferimento, ovvero il respiro (pneuma) e gli organi che lo permettevano, all’incirca i muscoli della cassa toracica, il cuore, la gola e la bocca.

Certo, molti autori greci di tutte le epoche hanno parlato dell’Intelletto come essere, come intelligenza che dà origine all’ordine delle cose, come emanazione dell’Uno. Nel Vangelo di San Giovanni, scritto in greco, è addirittura la parola ad essere principio (‘In principio era il verbo, il verbo era presso Dio, e il verbo era Dio’)… senza poterci qui trattenere nella storia del pensiero greco e cristiano, è probabile che, se avessimo una macchina del tempo e la impostassimo su, per dire, Corinto nel 500 a.C., e chiedessimo ad un greco nell’agorà, tra le bancarelle del mercato e i carri di buoi che affollano la piazza, dove stanno i pensieri, probabilmente ci indicherebbe il proprio petto.

E qui arriviamo a ciò che il vocabolario di greco ci serve su di un piatto d’argento: phrén vuol dire sì pensiero, intelletto, ragione, animo, senno e chi più ne ha più ne metta, ma solo in quarta battuta. Il primissimo significato assunto da phrén è il diaframma, quel muscolo fortissimo, posto a separare l’addome dalla cassa toracica, che dà il ritmo alla nostra respirazione e, quindi, alla nostra vita. Assume poi anche il significato di petto, e poi di cuore, sede di affetti e passioni D’altra parte, nel linguaggio medico ciò che è frenico è relativo al diaframma, parola parallela a sua volta derivata dal verbo greco diaphrasso, cioè ‘sbarrare’.

Sotto questa luce la frenesia — agitazione, alterazione di una mente molto fisica — assume una certa brillantezza, anche se si riflette poco sulla smania che rappresenta.
Possiamo dire che l’amica ci ha raccontato con frenesia del suo appuntamento col bello di turno, che facciamo la spesa con una frenesia acuita dalla dieta draconiana a cui ci sottoponiamo, che siamo immuni alla frenesia folle per l’AI che ha catturato tutti; ricordandoci il grande viaggio che ci ha regalato la sua etimologia possiamo conservarci dentro il nesso fra pensiero e parola, intelletto e respiro. Pensiamo perché parliamo, ma parliamo perché pensiamo, e se parliamo è perché respiriamo. Delirio e follia, smania ed eccitazione, se ci sono, si collocano da qualche parte in questo flusso.

Parola pubblicata il 04 Maggio 2025