Godere

Leopardi spiega parole

go-dé-re

Significato Provare un intenso piacere; provare grande soddisfazione e benessere per qualcosa, esultare; beneficiare di qualcosa, averne pieno uso, avere come caratteristica positiva; gustare un certo bene, materiale o spirituale; fruire di determinati benefici

Etimologia dal verbo latino gaudere ‘rallegrarsi, provare gioia’.

  • «Chi si accontenta gode.»

Diciamocelo, la prima cosa che viene in mente leggendo questa voce riguarda la sfera sessuale. La si attribuisce infatti comunemente al raggiungimento dell’orgasmo e a ciò che lo precede: questo perché il godere ha tra i suoi primi significati propriamente quello di provare un intenso e profondo piacere.

Allo stesso tempo però la si può incontrare, a suo completo agio, in dichiarazioni ufficiali che parlano di legislazione (tutti i cittadini dello Stato godono dei diritti civili”), tanto quanto nel persuasorio discorso di un agente immobiliare (“questa villa gode di uno splendido affaccio sul lago”) e ancora in quello rassicurante del medico di famiglia (“suo padre gode di ottima salute!”). In tutti questi casi il godere assume infatti l’accezione “beneficiare”, “avere pieno uso” di qualcosa o di una certa condizione; in senso più tecnico, può essere specificamente il fruire di particolari utili: godere di un usufrutto, di una rendita, etc.

Talvolta sa esprimere esultanza, come nel causticoGodi, Fiorenza” dantesco (Inferno XXVI) e come spesso si usa tutt’ora quando si vince una disputa verbale, una scommessa, se accade ciò che speravamo ardentemente o qualcosa a nostro vantaggo, e via dicendo.
Si può impiegare anche per aggiungere una sfumatura più elegante e inconsueta nel congratularsi, nell’esprimere grande soddisfazione per un risultato raggiunto: “godiamo per gli ottimi risultati del tuo lavoro!”.

È dunque evidente la direzione unilateralmente positiva di un verbo che, pur in declinazioni e in ambiti piuttosto diversi, determina il trarre benefcio, vantaggio, piacere.
Le sue radici affondano infatti nel verbo latino che parla di felicità, gaudere, cioè “rallegrarsi, provare contentezza, gioia”. Ma l’obiezione sorge spontanea: essere felici non equivale esattamente a godere.
Quale dunque la sfumatura, la specificità di questo verbo rispetto al suo avo latino?

Per Leopardi è da rintracciarsi nel suo aspetto continuativo: godere è di fatto il prolungarsi del gaudere, del “provare contentezza”, è il sentimento di felicità che continua nel tempo, che moltiplicandosi in più momenti successivi determina un complessivo senso di benessere, più intenso della semplice gioia (parola, quest’ultima, che nata anch’essa dal gaudere ne ha mantenuto invece l’accezione più propria).

È allora piuttosto un gustare, un assaporare, è la disponibilità di un piacere che non appartiene a un attimo repentino ma si regala per un tempo più esteso.
Così diciamo godersi una serata tra amici o un buon bicchiere di vino, il film che aspettavi di vedere al cinema o il sole invernale che ti scalda le guance, le ferie tanto attese e ancora una bella sera di agosto a guardare le stelle cadenti, e tutti i desideri e le speranze che gli uomini affidano loro:

Quanno me godo da la loggia mia
quele sere d'agosto tanto belle
ch'er celo troppo carico de stelle
se pija er lusso de buttalle via,
a ognuna che ne casca penso spesso
a le speranze che se porta appresso.

Trilussa, La stella cadente

Questa certa “stabilità del benessere” espressa dal godere è ciò che lo rende adeguato ad esprimere, come già visto, anche il possesso di un certo beneficio, di una condizione favorevole, di un utile: esso dice infatti il poterne liberamente usufruire, trarne i vantaggi in maniera durevole, non temporanea.

Eccolo vantare infatti tra i suoi sinonimi più ricorrenti proprio verbi come possedere, usufruire, beneficiare, rispetto ai quali però il godere si tinge di un edonismo più evidente e sfacciato, suggerendo un’intima piacevolezza, un vantaggio godurioso. Caratteristiche che lo avvicinano all’altro gruppo di suoi sinonimi, verbi quali assaporare e gustare, veri portabandiera di un piacere lento, che sa prendersi il proprio tempo e compiacersene.

È da quest’ultimo bacino semantico che emerge la briosa locuzione “godersela” la quale, sottintendendo la vita, allude al condurre un’esistenza piena di divertimenti e spassi, propria di chi si preoccupa poco del futuro, non si fa troppi problemi e sa invece gustarsi attimo dopo attimo le gioie che la vita regala: “quelli lì sì che se la godono!”.

Un verbo di uso comune, dalle sonorità piene, gonfie, che veleggia indisturbato tra climi e ambienti anche lontani tra loro ma accomunati tutti dalla ricerca di ciò che fa stare bene, e dal desiderio che duri il più a lungo possibile.

Parola pubblicata il 06 Febbraio 2023

Leopardi spiega parole - con Andrea Maltoni

Giacomo Leopardi, oltre ad essere un grande poeta, ha osservato e commentato esplicitamente molte parole della nostra lingua. Andrea Maltoni, dottoressa in filologia, in questo ciclo ci racconterà parole facendolo intervenire.