Ippopotamo

Parole bestiali

ip-po-pò-ta-mo

Significato Mammifero erbivoro africano, della famiglia Hippopotamidae che conta solo due specie: l’ippopotamo comune e quello pigmeo

Etimologia dal latino hippopotamus, a sua volta dal greco hippopotamos, composto da hippos, cavallo, e potamos, fiume.

  • «Be', nel ballo ho una grazia da ippopotamo.»

Sulla carta sembra una parola di tutto rispetto: “cavallo di fiume”. Quasi aulica, come la sua stretta parente “ippogrifo”. Eppure non c’è niente da fare: ha un suono ridicolo. Forse è per quel “popo” là in mezzo, così poco dignitoso. Certo è che basta pronunciarla per strappare un sorriso, come ben sapeva l’anonimo compositore di un haiku (forma poetica di origine giapponese, brevissima ed evocativa), diventato celebre in rete:

Gli haiku sono belli

ma non sempre hanno senso.

Ippopotamo.

Anche la lunghezza della parola contribuisce alla sua comicità, a meno che qualcuno non soffra di ippopotomonstrosesquipedaliofobia, la fobia delle parole lunghe. Per fortuna non è un disturbo molto comune. In realtà si tratta di un neologismo coniato per scherzo dalla poetessa americana Aimee Nezhukumatathil, alludendo alla complessità del proprio cognome.

In realtà, etimologicamente parlando, solo la seconda parte di questa parola ha senso, venendo dall’unione tra “fobia” e “sesquipedale”, termine di origine latina che indicava in origine la lunghezza di un piede e mezzo, poi una lunghezza indeterminata. Ma siccome sesquipedaliofobia sarebbe stato banale, l’autrice ha pensato di attaccarci “monstrum” e “hippopotamus”, concretizzando la lunghezza mostruosa delle parole in questione.

E sì che l’ippopotamo non è per niente un animale buffo, anzi è uno dei più pericolosi al mondo. Secondo una statistica pubblicata sul Sole 24 ore l’ippopotamo fa circa 500 vittime umane all’anno, contro le 22 dei leoni e le 6 degli squali. Il che non dovrebbe stupire, trattandosi di un bestione di un paio di tonnellate, con canini in crescita perpetua che possono arrivare a 60 centimetri.

Non per nulla, nel dialogo con Giobbe, Dio cita l’ippopotamo tra le sue creazioni più mirabolanti: “Le sue vertebre sono tubi di bronzo, / le sue ossa come spranghe di ferro. / Esso è la prima delle opere di Dio; / solo il suo creatore può minacciarlo con la spada.” Per gli egiziani poi l’ippopotamo stesso era un dio, o meglio una dea: Tuaret, protettrice della maternità.

Eppure sembra così ridicolo, con la sua corporatura paffuta e goffa, ormai diventata proverbiale. “Hai la grazia di un ippopotamo” è un paragone legittimo quanto quello con l’elefante, e forse ancor più efficace. Qualche anglofono poi si è divertito a coniare l’espressione “l’ippopotamo nel pagliaio” (a hippo in a haystack), variante ironica del più celebre “ago nel pagliaio”, per descrivere qualcosa di assolutamente evidente.

Proprio giocando su questa mole pachidermica la Disney si è divertita a rappresentare, in Fantasia, una danza di leggiadri ippopotami in tutù. La star dello show è in realtà un’ippopotama, Giacinta, riferimento parodistico alla Gioconda (l’opera di Ponchielli da cui è tratta la danza in questione).

Del resto Giacinta ha un predecessore illustre. T.S. Eliot, infatti, nel poemetto The hippopotamus si era divertito a immaginare l’enorme animale asceso in paradiso, intento a suonare l’arpa e a cantare insieme agli angioletti.

In effetti pare che l’ippopotamo ispiri i poeti. Luciano Erba, per esempio, riflettendo sull’insensatezza dell’esistere si è chiesto se le strade degli uomini non siano altrettanto casuali e insignificanti della “galleria che si apre / l’ippopotamo nel folto della giungla / per arrivare al fiume” (L’ippopotamo).

A dispetto di tutto, insomma, l’ippopotamo può diventare perfino un punto di riferimento nelle riflessioni esistenziali. E certo conferisce a qualunque argomentazione un peso tutto diverso.

Parola pubblicata il 24 Aprile 2023

Parole bestiali - con Lucia e Andrea Masetti

Un lunedì su due, un viaggio nell'arcipelago dei nomi degli animali, in quello che significano per noi, nel modo in cui abitano la nostra vita e la nostra immaginazione.