Mistagogo

mi-sta-gò-go

Significato Negli antichi culti misterici, sacerdote che dava un’istruzione preliminare ai candidati all’iniziazione; maestro di vita; mistificatore, demagogo

Etimologia voce dotta recuperata dal latino mystagògus, prestito dal greco mystagogós, composto dal greco mystés ‘iniziato’ e agogós ‘conduttore’.

Sulle religioni dell’antichità ellenistica e romana, spesso, non abbiamo le idee chiare. Certo, conosciamo bene il pantheon mitologico, ma quando s’inizia a parlare di culti misterici (che evidentemente non sono del tutto in linea con la vulgata mitologica) iniziamo a smarrirci; e quando iniziano a girare i nomi dei misteri eleusini, di Dioniso, di Orfeo, e ancora di Cibele, di Iside e di Mitra, ci accontentiamo di qualche immagine e didascalia di repertorio recuperata al volo nei recessi della memoria, e proseguiamo senza avanzare troppe domande.

In realtà furono un affare importante. Furono culti eterogenei che pervasero il bacino del Mediterraneo in un lunghissimo periodo di tempo, e con un carisma che strinse a sé una parte notevole dei protagonisti della storia di allora. Si potrebbe parlare del loro potissimo carattere soteriologico, cioè di come abbiano iniziato un discorso sulla salvezza molto simile a quello che sarebbe stato proseguito dal cristianesimo. Ma il loro carattere comune più evidente è che si trattava di culti iniziatici, a cui soltanto i misti, cioè gli iniziati ai misteri, potevano partecipare: le rivelazioni erano tenute gelosamente segrete.

In effetti ci sono riusciti: nessuna persona addentro e affidabile le ha spifferate, e quelle rivelazioni sono morte con gli ultimi ierofanti, con gli ultimi sacerdoti. Solo i segreti di valore si riescono a conservare a lungo, e qui — prendendo a esempio i misteri di Demetra celebrati nella città di Eleusi, i più famosi — si parla di segreti tenuti non meno che per un paio di millenni. Che rabbia.

Comunque, nei culti misterici avevano un ruolo speciale i mistagoghi. Essi preparavano i candidati all’iniziazione, impartivano loro un’istruzione preliminare e propedeutica. Siamo quindi davanti a una figura sacerdotale, sì, ma vicina. Non si tratta di un alto inaccessibile ierofante, ma di una persona che oltre ad avere un sapere profondo ha anche quella misura di spirito pratico che serve nella prima battuta di un percorso del genere. Il mistagogo, letteralmente, guida gli iniziati.

Probabilmente per questo il mistagogo è stato letto anche come maestro di vita sapiente, in un uso estensivo che si allontana dal discorso stretto sulle iniziazioni misteriche. Il maestro di vita e di pensiero non può essere troppo lontano, assorbito in liturgie superne e senza che si rivolga mai a te in prima persona. Il mistagogo ha un naso da mentore, coscienzioso.

La debolezza di questa parola è che, nel suo essere poco nota, ne richiama altre più battute, che le si sovrappongono. Se la sua figura da sé si presta alla corruzione (quanti ‘maestri di vita’ hanno il veleno nella coda?), il mistagogo già dal Seicento è diventato un po’ mistificatore (che falsifica la realtà), un po’ mestatore (che intriga e fomenta), un po’ demagogo (che lusinga e strumentalizza). E quindi, al proprio ruolo di sapiente prossimo che accompagna in alto, ha visto affiancarsi quello di sobillatore, manipolatore e ciarlatano. Poveretto.

Così potremo parlare del mistagogo che ci ha condotti alle nostre prime profonde realizzazioni, ma anche di quel diavolo di mistagogo che ci ha messi gli uni contro gli altri; potremo parlare dei mistagoghi che sanno introdurre a una disciplina in maniera solida e appassionante, ma anche dei mistagoghi che contraffanno le notizie online.

Dopotutto, se un’estensione impropria è nuova, può essere letta come un abuso. Se ha trecento anni, è un secondo legittimo significato.

Parola pubblicata il 31 Maggio 2020