Stirpe

stìr-pe

Significato Lignaggio, schiatta, origine di una famiglia; discendenza

Etimologia voce dotta recuperata dal latino stirps ‘ceppo, radice’.

Che parola di alto registro! Com’è aulica, com’è severa nella durezza dei suoi tratti. No?

Naturalmente sì, è un’impressione di suono e significato estremamente rappresentativa. La stirpe ci parla di casate, di lignaggi, di ramificazioni famigliari che si riconducono a un’origine, a uno stipite comune — concetti che non si applicano alla gente villana come noi, noi che a stento sappiamo i nomi di bisnonne e bisnonni. Anzi, i concetti portati dalla stirpe sono i cardini stessi delle qualità del nobile, dell’elevato, dell’aulico: è il metro di un’interminabile bislacca tradizione che ne era ed è ossessionata, da cui non è facile affrancarsi.

E però è un significato estremamente selezionato — è una parola che si è molto ripulita, e che in un certo senso paradossale è diventata nobile, alata e seria dimenticando i suoi natali; infatti, nell’adattamento in italiano del latino stirps, abbiamo a mano a mano perduto i significati concreti che aveva: quelli di radice, ceppo, tronco, germoglio. Erano significati di umiltà botanica correnti in latino, e che davano vita ai significati di lignaggio, progenie, origine famigliare con delle metafore percepibili, come oggi al nostro orecchio non sono più.

Forse, dei germogli etimologici di questa pianta, solo l’estirpare è in grado di renderci per violento contrario l’eco dell’energia vitale di quell’origine radicale — certo non lo sterpo, che ci proietta immagini morte di radici rimaste dal taglio dell’albero, di rami secchi e spinosi.

E anche nei casi in cui non si riferisca a linee di sangue blu, la stirpe mostra questo tratto nobiliare. Pensiamo alla stirpe quale tribù antica, quale popolo: raccontando una progenie adombra la sua lontana scaturigine comune che è ragione di una dignità etnica, non di rado mitica, in un compatto ordine gentilizio. Così si può parlare delle stirpi che popolavano una certa area, delle leggende intorno all’origine di una stirpe, di un’abominevole (gulp) mescolanza di stirpi. Ma non solo!

‘Stirpe’ è anche un termine usato nel ramo più araldico, più parruccone, più funebre e forse più bello del diritto — il diritto delle successioni. E non interviene solo in successioni ricche.
Una madre ha due figlie; la prima ha una figlia, la seconda due figli. Quella con due figli muore, e solo successivamente muore l’anziana madre. La figlia superstite e i nipoti, figlie della sorella defunta, non ereditano pro capite quote uguali del suo patrimonio, ma ereditano per stirpe: ai nipoti tocca quello che sarebbe spettato alla loro madre (quindi metà del gruzzolo toccherà alla figlia superstite, e un quarto a ciascuno dei due nipoti).

Una bella carriera tutta blasonata, notarile, di respiro classico, e tutt’altro che scontata. Pensiamo alla sorte del collega ceppo, che varrebbe agli stessi significati anche figurati: di silhouette pesante, si ritrova tutto preso da discendenze biologiche e microbiche (anche piuttosto minacciose, pensiamo ai diversi ceppi di una malattia), oltre che da discendenze linguistiche (pensiamo al ceppo indoeuropeo). Oh, son scelta di vita diverse, chissà chi è più felice.

Parola pubblicata il 24 Dicembre 2021