Aggiotaggio

ag-gio-tàg-gio

Significato Reato di chi con notizie false, esagerate o tendenziose provoca un rialzo o un ribasso di prezzi sul mercato e se ne avvantaggia

Etimologia dal francese agiotage, derivato di agio, prestito dall’italiano aggio.

  • «Ma certo che è aggiotaggio, hanno annunciato l'acquisto di quella quantità di merce solo per rivendere a prezzo più alto quella che avevano già.»

È una parola che tante volte nemmeno ci prendiamo la briga di decodificare, quando ci si para davanti. Giunge al nostro orecchio come capo d’accusa, e tale resta senza approfondimenti ulteriori: dopotutto, si tratta di un reato poco interessante poiché lontano dall’esperienza comune, dato che riguarda il turbamento del mercato — di solito, be’, è il mercato a turbare noi.
Inoltre ha un nome bizzarro, quasi caricaturale, affratellato con quella doppia doppia g giusto all’aggeggio: è curioso che sia una parola vera e non un’invenzione letteraria. Cerchiamo di inquadrarla, e la sua strana formazione risulterà lineare.

Poniamo che io abbia un’amica artista; lei è piuttosto quotata sulla scena artistica, e negli anni mi ha regalato tanti dei suoi quadri, che ho sempre amato — e non per fare i venali ma sono anche di un certo valore economico. Litighiamo malamente, purtroppo, uno strappo insanabile, e decido di approfittare di un suo viaggio nelle più remote zone interne della Patagonia per annunciare la sua morte alle agenzie di stampa e ai giornali: «un tragico incidente». Il valore dei suoi quadri schizza subito alle stelle, e prima che la notizia venga smentita io li ho venduti tutti — tanto ormai mi parevano croste insopportabili — e sono partito per una vacanza senza ritorno in un paradiso naturale e fiscale nella cui lingua locale non esiste il termine ‘estradizione’.

Quello che ho fatto è stato diffondere una notizia falsa per provocare un aumento del prezzo di una certa merce, e avvantaggiarmene. Questo, alla grossa, è l’aggiotaggio. Sarebbe bastata una notizia esagerata, tendenziosa, il mio obiettivo sarebbe potuto essere anche far abbassare un prezzo, e investire qualunque merce o valuta — abbastanza classicamente si possono diffondere promettenti notizie false per far aumentare il valore delle azioni di una società. Ciò che faccio nell’aggiotaggio è turbare il mercato con una menzogna per guadagnarci.

Dobbiamo notare che è sì un termine del diritto, ma ha l’ampiezza di un genere di reato — ce ne sono varie specie che non sempre sono indicate con questo nome: nemmeno l’articolo del codice penale che lo punisce, il 501, lo chiama così (più didascalicamente è indicato come ‘Rialzo e ribasso fraudolento di prezzi sul pubblico mercato o nelle borse di commercio’); è invece nominato dal codice civile, in un titolo che include disposizioni penali sul tema in ambito societario e bancario, e laddove sia compiuto su strumenti finanziari quotati sui mercati configura più propriamente il reato di ‘Manipolazione del mercato’. Ma a noi basta tenerci la nozione generale.

Il nucleo di questa parola è senza stupori l’aggio. È una parola che pare ostica, e usiamo quasi solo nell’espressione ‘fare aggio’, col senso di ‘essere superiore, avere maggior potere’. Ma non è poi tanto difficile: l’aggio è un maggior valore ottenuto con un cambio vantaggioso: ad esempio, quando converto i dollari dei proventi dei quadri nella moneta locale, lo faccio a un certo tasso nominale, ma ho un notevole aggio perché il tasso reale di cambio mi permette di acquistare, con quei dollari convertiti, molto più di quello che avrei potuto acquistare con la stessa somma se avessi scelto la fuga in Svizzera.

Si tratta di un termine dei tempi dell’Esarcato bizantino in Italia, che nasce dal greco allágion ‘cambio’, passa in italiano e di qui in altre lingue, fra cui il francese, nel prestito agio. La terminazione in -aggio doveva farci annusare il passaggio in francese, di cui è traccia tipica — ce ne sono decine, appannaggio, coraggio, messaggio, miraggio, lo stesso formaggio: l’agio si fa agiotage, che noi, con piacere, rimutuiamo in aggiotaggio. E così abbiamo capito quale somma contingente di termini e terminazioni abbia generato questo bell’aggeggio di parola.

Concludiamo con una nota aggiuntiva perché c’è chi si domanderà (una folla, presumo): «E come si distingue questo reato dall’insider trading? Non è anche questo un turbamento del mercato attraverso un’informazione al fine di guadagnarci?» Grazie della domanda. È così, ma nell’insider trading (o come lo chiama — stavolta con una certa eleganza — il Testo unico della finanza all’art. 184 ‘Abuso di informazioni privilegiate’) la notizia non è falsa, né esagerata, né tendenziosa. È vera. Solo, è usata in maniera abusiva da chi aveva il privilegio di conoscerla, sfruttata o fatta trapelare prima delle comunicazioni ufficiali in modo da lucrarci un guadagno proprio o altrui.

Parola pubblicata il 16 Agosto 2022