Pervenire

per-ve-nì-re (io per-vèn-go)

Significato Giungere, arrivare

Etimologia voce dotta recuperata dal latino pervenìre, da venire, col prefisso per- ‘attraverso’.

  • «Sono pervenuto a una conclusione che non ti dico.»

Che il pervenire sia un venire, un arrivare, si può intuire. C’è da tastare e annusare perbene quel prefisso per-, così bello ed eloquente.

Diciamo il primo fatto storto: ‘pervenire’ ha spesso un’aria da verbo burocratico. «Le domande devono pervenire all’ufficio entro e non oltre...»: potresti dire che ‘le domande devono arrivare entro’, ma il ‘pervenire’ è più paludato.
Lo è davvero: è ricercato, fine — e lo è perché contiene un’allusione. Chi o ciò che perviene non viene meramente fotografato all’arrivo, quando cade nella cassetta delle lettere, quando apre la porta, insomma quando giunge. Per-viene. Arriva attraverso, e adombra tutto il periplo che ha compiuto fra cento vicissitudini. Il suo ingresso in scena si allunga all’indietro.

Se dico che mi è pervenuta una certa lettera in cui mi si racconta confidenzialmente una cosa su di te, non ho solo scelto una parola aulica — come si fa in ambito burocratico perché si ha in abominio la troppo semplice chiarezza. La lettera pervenuta porta l’eco della penna che ci gratta sopra, la memoria di una mano guantata che l’ha chiusa e nascosta, il fruscìo circospetto con cui è stata infilata fra le nostre carte.
Se mi è pervenuto un cimelio di famiglia, l’elmo crestato di un bisarcavolo, la croce di legno della di lui madre, ecco che è venuto in mia proprietà al termine di peripezie famigliari interminabili e probabilmente in ottima parte ignote.
Se pervengo a una certa conclusione, non l’ho intuita in un lampo; c’è stata una certa fatica analitica, con acquisizione e scarto di elementi, forse perfino labirintica. Sono riuscito ad arrivare.

Ha il vantaggio di essere una parola comune, un po’ perché comunque del tutto trasparente, un po’ perché appunto prediletta da registri alti con cui abbiamo a che fare volenti o nolenti. Sta a noi scegliere di usarla bene. Il concetto non è particolarmente sofisticato e ostico: c’è modo e modo di arrivare, tutto qui. Ad esempio sappiamo bene la sorpresa del sopraggiungere, la fatica del raggiungere. Quando l’arrivo è perfettamente compiuto, perfino disinvolto, ma vogliamo suggerire i trascorsi alle sue spalle, alludendo ad azioni, traversie, magari perfino a macchinazioni, il pervenire è una risorsa eloquente, precisa, fine — oltre che unica.

Parola pubblicata il 11 Ottobre 2025