Rimbrotto
rim-bròt-to
Significato Rimprovero brusco ed energico
Etimologia etimo incerto, forse di origine onomatopeica.
- «Mi ha fatto un bel rimbrotto e abbiamo proseguito.»
Parola pubblicata il 27 Novembre 2023
rim-bròt-to
Significato Rimprovero brusco ed energico
Etimologia etimo incerto, forse di origine onomatopeica.
Parola pubblicata il 27 Novembre 2023
Anche la sfera della riprensione, nella lingua, si mostra eccezionalmente importante: quante parole abbiamo per denotare l’atto di biasimo con cui qualcuno non fa passare un comportamento altrui! Dal più grezzo cazziatone alla più elevata rampogna, sono eventi che viviamo continuamente, anche in prima persona. La mole di parole che abbiamo all’uopo rappresenta una gamma di sfumature a cui è importante saper accedere con precisione.
Il rimbrotto si staglia per una qualità molto evidente e pregnante: è brusco, di polso. Ma d’altro canto è piuttosto circoscritto, non cede alla voluttà castigatrice del rimprovero. Quindi si distingue molto bene da reprimende, rimproveri, rampogne, paternali e ramanzine perché queste, tutte queste si prendono il loro tempo: ne serve un po’ per portare le terga in cattedra, per formulare prolissi discorsi che con antefatti ed eziologie portino la loro critica — magari poco convinta, magari radicale, devastante. Il rimbrotto arriva quando deve, tempestivo, agisce sul comportamento senza frapporre more di pensiero e senza lungaggini.
Però il rimbrotto si distingue altrettanto bene anche dal cazziatone, dalla lavata di capo, dalla sgridata, dalla strapazzata, dalla strigliata. Queste sono riprensioni che vogliono mostrare un’energia esplosiva, non senza un’ombra (o più) di rabbia, e così indulgono variamente in una rappresentazione violenta. Insomma, non sono testimonial delle migliori per accreditare la misura, la compostezza della critica. Il carattere brusco ed energico del rimbrotto, oltre a garantire una certa immediatezza senza strascichi, ci presenta anche una reazione che non si dà uno spazio di piacere.
Non che questi caratteri siano una patente di gradevolezza, beninteso: i rimbrotti che ci si scambiano durante il lavoro, i continui rimbrotti della vicina a ogni manifestazione della nostra presenza nel mondo, il rimbrotto facile a cena dopo la giornata defatigante sono agri e duri. Ma il carattere repentino dà al rimbrotto una disposizione alla funzionalità pragmatica. Passiamo oltre alla cafonata con un rimbrotto, ci becchiamo un rimbrotto non inatteso per la scorciatoia che abbiamo malamente tentato, e il commento lapidario dell’autorità politica riportato sul giornale ha l’aria del rimbrotto.
È un termine che dobbiamo leggere e ascoltare con semplicità liliale: certo, ipotesi etimologiche ci squadernano una possibile derivazione dalla voce antica rimproccio, di chiara origine provenzale e sempre col significato di ‘rimprovero’; ma sono altrettanto forti (e più contingue alla nostra esperienza del termine) quelle che le danno un nucleo onomatopeico. Quel ‘rim-’ (ricorrente nelle parole di questa sfera) ci rappresenta una reazione incardinata su una base imitativa — in questo caso il ‘bro-’ che è proprio anche del brontolare — con un suffisso di sfumatura complessa, che le dà un genere di diminuzione che è vezzeggio e spregio.
Davvero una risorsa tanto semplice e pronta quanto ricca e icastica, il rimbrotto.