Wellerismo

Parole d'autore

wel-le-rì-smo (vellerìsmo)

Significato Frase sentenziosa attribuita a una persona (reale o immaginaria), un animale o una cosa; in alcuni casi tale attribuzione ribalta il significato della frase, con effetti umoristici

Etimologia dall’inglese wellerism, derivato dal nome di Sam Weller, personaggio del romanzo di Charles Dickens Il circolo Pickwick (1837).

Sarò breve, come diceva sempre Pipino; quantunque sia difficile essere obiettivi se non si è lenti, come mi disse un fotografo.

Ecco, se qualcuno vi apostrofa così, o si tratta di una persona molto bizzarra oppure vi trovate a un raduno di dickensiani. È infatti a un personaggio del Circolo Pickwick, Sam Weller, che si deve il nome e la notorietà dei wellerismi, benché il fenomeno in sé sia antico quanto il linguaggio.

In effetti qualunque frase può diventare un wellerismo, purché venga attribuita a un certo personaggio (umano, animale o inanimato). In pratica il wellerismo ha la struttura della citazione, senza esserlo davvero. Molti detti popolari sono espressi in questa forma, e talvolta condensano in una frase un intero racconto; per esempio, parlando di un tale imprevidente e fanfarone, potrebbe venire alle labbra: “Come hai passato l’estate, passa l’inverno – disse la formica alla cicala.”

Nei wellerismi più arditi però l’attribuzione ribalta la frase di partenza, con un effetto comicamente straniante. Per esempio l’incipit usuale degli oratori, ‘sarò breve’, può fondersi appunto col soprannome del re franco ‘Pipino il Breve’ (dovuto forse alla bassa statura), mentre ‘obiettivi’ e ‘lenti’ si rivelano non aggettivi bensì strumenti fotografici. In questo senso il wellerismo è un ottimo esempio di humour inglese, capace di spiazzare l’ascoltatore e di trasfigurare le cose più banali in una luce di garbata follia.

In realtà i wellerismi originali di Sam Weller possiedono anche un’altra caratteristica: l’umorismo nero. Tanto per dare l’idea: “Ormai è fatta e non si può rimediare, e questa è già una consolazione, come dicono in Turchia quando tagliano la testa a uno per un altro.”

Sam Weller infatti è il Sancho Panza della situazione: il suo padrone, il vecchio Pickwick, è un’anima buona, sempre pronta a farsi menare per il naso; al contrario Sam è un ragazzo di imperturbabile buonsenso e di allegro cinismo, schietto come il vino ma abbastanza scaltro da far fronte a qualunque situazione.

Entrambi sono personaggi tipici di Dickens: indimenticabili nella loro eccentricità, eppure stranamente rappresentativi. Sono caricature, come le maschere della Commedia dell’Arte, ma ci mostrano la stoffa di cui siamo cuciti; per questo non possono fare a meno di imprimersi nell’immaginazione popolare.

Certo va detto che, per chiunque non sia un personaggio del Circolo Pickwick, disseminare il proprio eloquio di wellerismi è una scelta pericolosa; tuttavia, se usati con giudizio, ce n’è veramente per ogni occasione. Molti sono immediatamente comprensibili, come il grazioso: “Non so se mi spiego – disse il paracadute”. Ma non mancano esempi più nerd.

Diversi sono, anzitutto, i wellerismi di stampo storico: oltre a Pipino sono gettonati Napoleone (“Ricapitoliamo”, come disse a Waterloo) e Guillotin, l’inventore della ghigliottina (“Detesto la gente”, “Domani si decolla”). Più rari i wellerismi filosofici: “Io non penso – disse Cartesio, e subito scomparve”.

Ci sono poi wellerismi letterari, come l’insuperato: “Fate i bravi – disse don Rodrigo”. E, ciliegina sulla torta, wellerismi matematici: “In fondo ho dei numeri – disse la parentesi – potrei diventare una potenza!”

In ultimo, sebbene i wellerismi siano un fenomeno prettamente linguistico, la loro icasticità li rende adatti anche a una resa grafica, come il mio artistico fratello Andrea si è gentilmente prestato ad illustrare.

Parola pubblicata il 08 Marzo 2021

Parole d'autore - con Lucia Masetti

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