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Il meglio del mese — gennaio 2021

Forme geometriche insospettate, parole poetiche inattese, prestiti sorprendenti e parole che attendevano da anni di essere trattate: un inizio d'anno dei migliori!

Abbiamo fatto scorrere il ricordo delle parole di gennaio per un paio di settimane in più del solito: così anche quelle più recenti saranno alla giusta distanza per richiedere una panoramica di ricordo. Avanti!


Abbiamo cominciato l'anno (anche per una suggestione alfabetica) seguendo gli intrecci del nome dell'abate, che da un appellativo paterno semitico arriva alle gerarchie ecclesiastiche, col peculiare risvolto femminile della badessa; abbiamo proseguito scoprendo nei diversi usi del circa la figura di un cerchio, e quindi il modo in cui le forme dei nostri pensieri possano essere nientemeno che geometriche; e restano su disposizioni geometriche, abbiamo apprezzato l'universalità del quinconce, disposizione di cinque punti come sul cinque del dado, e la sua origine numismatica.

Il valzer ci si è mostrato per la grande radice di cultura europea che esprime, per l'atmosfera che evoca e che ancora echeggia negli usi figurati che ne facciamo; del 
comporto abbiamo sondato i tratti di discrepanza ammessa, sia quando prende la forma del ritardo sia quando ne prende altre, e abbiamo osservato come il comporto che viene tollerato il comportare che fa conseguire siano contigui. Abbiamo soppesato il fossile meraviglioso del nolente.

L'eufonico ci è parso in tutta la sua bellezza sintetica, ma anche opinabile; l'arguire ci ha racontato la sua antica radice di brillantezza, e come conduca al nostro desumere e al litigare che significa nell'omologo inglese. Abbiamo guardato con un po' di attenzione, che forse non gli avevamo mai concesso, il comunque, plasmato come un qualunque come.

Una magnifica parabola di significati ha portato il preambolo dall'immagine originaria di chi 'cammina davanti' a quella di 'introduzione'. Abbiamo scoperto che il disguido non c'entra con qualcosa che viene mal guidato, ma mal pensato (da cogitare). Le comodità lussuose della spa ci hanno portato nell'omonima cittadina belga, le cui acque termali hanno conquistato il mondo.

Il perfido ci è apparso nella sua complessità, anche se si tratta di un aggettivo che impariamo a conoscere fin da piccoli — un male tutt'altro che banale. Ci siamo raccolti in ammirazione davanti alla virtù dell'equanime, al modo in cui si manifesta sereno e giusto. Il dessert ci si è palesato, invece, per la portata della sparecchiatura — tanto che fu proposta l'alternativa italiana peralzarsi.

Abbiamo riconosciuto il semicerchio dell'esedra non solo nelle nostre città e nelle nostre ville, ma anche nel modo in cui ci raccogliamo a parlare disponendo le sedie. Il recitare, sul filo dell'alta voce, ci ha fatto passare dai tribunali dell'antichità al mestiere dell'attore. In vista del Giorno della Memoria abbiamo conosciuto meglio il nome della shoah.

Parlando di musica è stata particolarmente tenera l'esplorazione della ninnananna, mentre abbiamo cercato di capire quale sia il colore speciale, un po' buffo, della baruffa. Con un Leopardi en passant, abbiamo compreso la poesia eterea del nottivago.

Abbiamo fatto un'excursus sulla pratica della firma, sull'originale senso di 'fermare, consolidare', e su come in italiano prenda questo nome, che invece in altre lingue ha esiti commerciali diversi; lo stemperare ci ha fatto tornare sul difficile verbo 'temperare', ma parlando di cucina e di diluizioni. Ci siamo divertiti con l'ascoliasmo, gioco antico da festa campestre, uno stare in equilibrio su un otre gonfiato, o pieno di vino.

Se l'opinione è comunissima, abbiamo cercato di capire le sfumature più sottili dell'opinare — ed è incredibile che non avessimo ancora parlato della parola barbaro, categoria culturale essenziale e superba. Abbiamo anche scoperto parole ignote ma difficilmente sostituibili, come l'irremeabile — a senso unico.

Visto che a quando a quando i giornali ne parlano, abbiamo fatto un'incursione su che cosa sia il dossieraggio, e quindi anche il dossier. Il cremisi ci ha aperto le porte a splendidi discorsi sui colori, e sui commerci mediorientali. L'imbonitore ci ha mostrato con quali intenti poco commendevoli intendesse metterci in buona.

Infine, tornando alla musica, abbiamo udito con le nostre orecchie come l'improvvisazione abbia una sintassi tutt'altro che improvvisata. Serve un sacco di studio, per improvvisare bene.

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